Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
[...] In quest’altro rovescio di Gordiano, ancora che in quella medaglia del signor Alditor Augustino, si vede una nave liburna con remi spedita e con vela, la qual ne demostra l’armata e prestezza del passaggio che egli fece in Ponto e nella guerra contra Parti. Nell’altro rivescio pur di Antonino Caracalla si vede la medesima ara come quella dimostrata più di sopra, con dui Labeti o vogliamo dir vasi da sacrificio, con due parme dentro, ci significano per le parole esser parimente cose di Apolline Actiaco, perciò che assai chiramente si demostra esser fatti i Ludi Pithiaci Attiaci sotto l’imperio di esso Antonino, presso de’ Perinthii. Che tali popoli facciano tali giuochi è cosa nota per le medaglie che come a città suggette all’imperadori romani gli era de mestiero celebrar cose grate a’ Romani, per ciò che quando Augusto superò Marco Antonio in Actiaco promontorio si può ben dire che alora fondasse tutta la potenza dell’imperio, e per non fraudar il giorno di sì felice vittoria se[m]pre fu tenuto conto di detti giuochi. Scrive Erodiano nel terzo libro dell’istorie sue, che avendo i constantinopolitani dato ricetto a Pescennio Nigro che si faceva chiamare Cesare, Severo Imperadore patre di Caracalla guastò Byzantio cioè Constantinopoli, e disolò quasi tutto il bello et il teatro, e ridussela in servitù de’ Perinthii popoli, poco discosto da essa Byzantio, el che afferma Suida [...].
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