Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
[...] Il lauro, dice Fulgenzio, è contra i maligni spiriti, e perciò Cassio Uticense dice esser contrario alli demonii, e dovunque sarà il lauro partirannosi i mali demonii. Credevano che, acceso, il lauro fa un certo aere che induce l’uomo a spirito profetico, e dicono che ’l lauro porta la sanità, laonde le sue frondi il primo di gennaio dal popolo si porgevano alli magistrati, e certi fichi selvatichi seccati perché sono contrarii al fuoco sacro, che è un morbo crudelissimo, e dove è il lauro il demonio non noia quelli luoghi, né vi cade saetta, la qual cosa io non la credo, perché ai nostri giorni nell’anno che Paulo terzo papa alienasse Parma e Piacenza dalla Santa Chiesa per darle alli suoi gli fu fulminato e dal fulmine partito il pié di lauro ch’era in la casa sua privata e lo fendé in due parti, e l’altro che gli era accanto si spallò. Trovasi ancora presso di Xiphilino che gli senatori romani in senato stavano coronati di lauro, scrivendo dell’Ercole Commodiano Romano. Il colle Palatino che ora dicono palazzo maggiore fu chiamato Daphne cioè lauro, come dice Dionysio Uticense, da Daphne romana, e per questo il genio di Roma se gli poneva il lauro in mano, il che dimostra quel genio Caelimontio, che è nella villa del cardinal Sadoleto sul colle Quirinale, dove già si diceva Malo Punico, dove fu la casa privata di Vespasiano Augusto, il quale genio avea pié di lauro in mano [...].
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