Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
[...] Le tre Grazie fatte nel rovescio di Celio Balbino dai Tarsensi penso che significhino quella concordia fatta dai tre imperadori creati contro la iniquità di Maximino, il quale avendo menacciato di distruggere tutta la grandezza della romana nobiltà veniva a Roma per porre ad effetto la sua scelerata tirannia, ne la quale occasione il Senato creò Caelio Balbino e Maximo Pupieno e Gordiano come avemo detto nelle medaglie fatte da’ Romani. Questi dunque furono come tre Grazie e tre doni de Dio alla salute Romana, perché castigarono lo nimico, sebene tra essi tre imperadori non fusse dopo successo troppo cosa felice nell’acquistata vittoria, la colpa fu la loro per la quale contesero insieme, e se questo non è approposito di questa impresa fatta da quei di Tarso non saprei dire che più di questa quadrassi, perciò che le Grazie sono quelle tre virtù che se desiderano tra gli uomini nei governi, nella carità, nella magnificenza, nella concordia, nel governare il perpetuo beneficio in cui consiste quella potenzia che si fa ben volere, e quella liberalità e piacere che deono dispensare tutti i ricchi e gran principi, con ciò sia cosa che, come s’è detto al suo luogo nel libro delle imagini, le Grazie rappresentano l’una le ricchezze, l’altra il donatore di quelle, la terza quello che riceve il beneficio e tutte tre sono la Pace, la Concordia e la Bellezza dell’Aequità.
p. 49 [c. 182r]