Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
[...] Pallena è città ancora di Tracia, co[m]e s’è detto, dice Stefano, da Pallene figliola de Sithone mogliera di Clito, qual fu chiamata Phlegra anticamente, et era abitata da giganti, e quivi fu la guerra tra li dei e li giganti contra li quali fu condotto Ercole figliuolo di Giove, e secondo Diodoro Siculo vi si trovò Minerva ancora secondo la fabola, e dicon che rimase molto stupefatto Ercole de la loro ingiuria contra li dei, e dell’odio loro contra gli uomini e, prese le solite sue arme in mano, fece contra quelli grandissime prove, e restorono li dei vittoriosi. Dicono che in tal giornata caddero dal cielo di gran fulmini e con troni, e che de qui dato luogo alla fabula che li dei abbian combattuto già li giganti con li fulmini e Giove esser stato capo della fulminazione e che li tuoni fabricò Volcano perché Giove è l’aere e Volcano il fuoco, da quali elimenti si compongono le saette e le stelle caddente, cioè la arida essalazione della terra e li nuvoli figurarono che fusseno i giganti che il cielo con monti altissimi assallivano, e perché quelle si compongono dalla natura umida, formorono li giganti mezzi uomini e mezzi draconi, cioè dalle gambe o coscie in suso di figura umana e da quelle in giuso di serpenti, come dice Macrobio, e come veggiamo in uno antico marmo nella vigna de l’illustrissimo cardinal de Carpi ove è Ercole che per li capelli strascina un gigante. E se così è la forma di questi figliuoli de la terra, li pittor d’oggidì errano a farli a lor modo in tutta forma umana, e con essi errano quelli che li fan dipignere senza ragione, per ciò che non altrimente è degna d’esser dipinta la fabula se non ha sotto di sé filosofia naturale, se per caso non vogliono rapresentare l’istoria assoluta, e la battaglia che fu fatta tra giganti et eroi, e dove si combaté il campo si chiamò Phlegreo, e perché caddero fulmini, nella medaglia è Giove Salvatore che salvò il paese co’ li suoi fulmini e fuochi mandati giù dal cielo. Trovo presso di Erodoto Minerva Pallenide, onde si può credere che Minerva in questa moneta sia la dea di Pallenesi, e Giove de quei di Potidea. [...]
p. 56 [c. 235v]