Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
[...] Le Harpye dice Fulgenzio sono tre deputate all’inferno secondo Virgilio. Onde Valerio Flacco le nomina Typhonide, come figliuole di Typhone, che è cognome di Plutone. Apollinio Rodio chiama le Harpye ΚΥΝΑΣ ΜΕΓΑΛΟΥ ΔΙΟΣ, cioè cani del gran Giove, come fa Virgilio chiamandole Furie, perché Giove è detto Stygio. Esiodo solo due Harpyie nomina, cioè Aello e Ocypete, e dice etiandio esser quelle de Iride e la terza Harpya nomina Virgilio, onde Fulgenzio dice la prima è detta Aello, la seconda Ocypete, la terza Celoeno. La significazione dell’Harpie è molto bene accomodatamente detta da esso Fulgenzio, lo qual dice egli che Harpia significa presso de’ Greci rapina, e che l’Harpie sono vergine perché come le vergini non fanno frutto alcuno, così ogni rapina è infruttuosa, alfine è sterile. Sono pennate, a significar che quel che se rapisce sempre si cerca di nasconderlo. Sono ancora le Harpie volatili perché la rapina sempre si cerca di farsi molto prestamente [...]. Servio dice che sono figliuole di Neptuno e della Terra, e Vergilio le discrive in questo senso, che non fu mai al mondo più orribil mostro di quelle, né peste alcuna, né ira delli dei più crudele ne uscì già mai dall’onde stigie. Sono di volto verginale e di ventre sporchissimo, han le mani adunche e sempre son de faccia palide e smorte. La sedia loro la pongono nell’isole Strophade, dette altrimente Plote [...]. Il Boccaccio dichiara gintilmente la forma che ne scrive Virgilio dell’Harpye in questo modo: sono esse, dice Vergilio, de volto virginale con ciò sia che i ladri se mostran sempre al cospetto di chi vogliono robbare piacevoli, accioché con tal industria gabbano quei tali a cui robbar vogliono. Han le mane adunche, questo significa il vizio de chi robba, che sono le Harpie di volto pallide, significa la insaciabilità che han quei che sempre sono intenti alla robba d’altrui, et io dirrei che significa ciò che loro afferrano, tirano a sé e difficilmente lo lasciano, essendo scoperte; la sporcizie del ventre nel dimostrare che ’l più delle volte il fine de’ ladri è sporco et insaziabile. L’Harpye, soggiunge il Boccaccio, penso che sian fatte per fignere la natura de’ pirati, et altri avarissimi e bestiali robbatori di mani,
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[c. 276r]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 1), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 1
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023