Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 2)
Avendo negli altri libri trattato dei costumi et origini delle cose antiche di Roma e dell'altre nazioni, come delle cose sacre e delle profane, e degli edificii et imagini di templi degli altari, di cerchi, di teatri e dell'amfiteatri, delle terme e dell'altri edifici publici e privati, e trattato ancora dell'altre materie et ornamenti fatti da' Romani e dai Greci, e delle misure e pesi e delle loro monete, ora pare convenevole di demostrare l'usanza del vestire di tutte le più illustre nazioni, e principalmente dell'uso di Romani, sotto d'i quali tutte le gente per dottrina e per nobiltà conosciute et osservate dopo le prime usanze che per necessità furono trovate le difese contro la vergogna e contro al freddo, d'indi poi dall'ingegno e dall'arte umana nobilitate e fatte degne con qualche ornamento e della regale maiestà e dell'altra nobiltà di quei che volleno comparire con magnificenza nelli magistrati e nelle piazze delle città, per onorar le loro ricchezze con la reputazione delle loro patrie. Furono nel vero tutti i principii delle cose ritrovate, una certa usanza piutosto rozza che politica, et aveano nel vestire più tosto del pastorale costume ch'altro modo, perché non aveano rtrovato il modo del tessere le cose ornate né le sottile, né le vaghe usanze di formare il vestimento, et un lungo tempo stettero senza ornamento alcuno, che facesse segnale di pompa e che si formasse una legge che desse i termini all'oneste maniere quando furono venute l'usanze suntuose. Dopo i rozzi secoli, quando no[n] era la purpura, l'argento e l'oro tessuti, tutte le nazioni le loro antiche usanze mantenevano con la rozzezza, perché nella prima età quando la terra non era piena de le cose ritrovate dall'ingegno de l'uomo, prima quelli di Aegypto andando vestiti di pelle di animale, fu da Iside e da Usiris trovato il modo del filare, del tessere, del vestire onestamente di papiro, di lino, di bisso o bombace e di lana. [...]
p. 1 [c. 2r]