Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 2)
De la toga regale e senatoria e de la trabea e toga e tunica laticlavia, purpurea et anelli, capo IIII. Usarono anco i re di Roma la toga e veste purpurea, sopra del che avemo da recitare molte cose, perché non viddi mai cosa sì chiara e manifesta, che da moderni scrittori non sia posta in dubbio et in disputa; né è cosa sì chiara che per la durezza loro non l'abbiano confusa et oscurata senza ragione alcuna; solamente mossi dai dubbi indutti dai loro pensieri, per parere di dire qualche cosa, hanno scritti strani oppenioni, e queste loro fantasie vogliono mantenere al contrario e fuor della verità al dispetto d'ogni chiarezza e d'ogni senso umano. Sono alcuni dunque che s'hanno stampato nel cervello che il laticlavio, mantello nobilissimo, non sia stato usato prima che nei tempi dell'imperadori augusti, per mantello imperatorio, e che il laticlavo sia nella tunica e non nella toga, della quale è lembo: cosa veramente sciocca e poco considerata, e mi perdoneranno loro s'io parlo contra di essi di cosa che non me la vorrei sognare non che pensarla. Perciò che il laticlavio è nella toga e non nella tunica, e fu sempre usato nelli tempi della republica, e da principio l'usarono i re di Roma, come ci dimostra Plinio al libro nono al capo trentanove parlando di Romolo, che vestì di purpura e l'usò simile colore con la trabea veste regale, e dice di più che Tullio Hostilio fu nel primo che l'usasse nella toga praetesta e nel laticlavio, vinto ch'egli ebbe i Toscani. E Livio etiandio ne dimostra evidentemente nel nono libro della prima deca [...].
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