Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 2)
Come dimostra Quintiliano, discrivendo la toga e la tunica quanto si dovessi fare longa, e come s'avesse a tenere indosso agraziatamente, così dunque la tunica che s'usava con la toga non era come quella che s'usava con la saga cappa militare, più tosto che altrimente usata nella città; così dunque per volere quei auttori dire acomodatamente e brevemente chiamano la toga e la tunica del senatore TUNICA LATICLAVIA, accioché s'intendesse di quella tunica delli senatori più longa con cui portavano il laticlavio, cioè la toga, la quale era differente dall'altre toghe, per esservi il laticlavio di più, segno degli uomini regali, dei nobili senatori. Questa toga era solamente differente da quella che si diceva trabea per lo laticlavio che avea di più, e l'una e l'altra era mantello regale e senatorio, e prima che si discriva la trabea senza laticlavio dimostraremo la toga col laticlavio in questa figura. Il laticlavio è quello che cigne per due versi la toga, per traverso dal petto al lato e che circunda dalle spalle attorno a tutta la persona. Il laticlavo è cosa notissima nelle scolture degli antichi, e massime nel fregio dell'arco trionfale del gran Flavio Constantino imperadore, e quale è come egli fusse si manifesta in esso luogo ove è il Senato raunato, e vi si vedono i senatori con li suoi laticlavii, cioè con le toghe indosso e le tuniche con quel serraglio di quella fascia doppia come qui ve lo dimostro disegnato. Il che ancora si trova nella medaglia di Filippo imperadore e nelli monumenti come li avemo disegnato nel trattato di sepulcri, e nel libro dove avemo trattato degli ornamenti triomfali dell'archi fatti a memoria delle vittorie. Il laticlavio dunque è quello che si parte da dentro il seno del petto e passa sopra della spalla sinistra e poscia gira per la parte di dietro e per dinanzi passando per sotto il ginocchio cigne
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