Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] come dice il divo Hieronymo, la ignoranza delle scritture de quei che male scrivono della Fede è ignoranza di non conoscere Cristo, per ciò che non è peggior cosa aver da contrattar con ignoranti in tutte le cose de Iddio e del mondo. Tertulliano dice ignoranti solo coloro i quali che dannano le cose che non hanno intese, ancor che la grazia d’Iddio meritasseno, perché ignorare non è altro che senza ragione gittarsi in uno eterno et inestimabile precipicio et andar cieco per le tenebre. Leon papa santamente disse: è cosa iniqua molto e disconvenevole che gli ignoranti sieno proposti alli maestri, gli nuovi agli antichi, gli rozzi alli dottrinati. Ausonio beffava Philomato per ignorante, il qual comprava molti libri volendo esser creduto per dottrinato. [...]
p. 100 [c. 140v (=p. 274)]