Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Di Neptuno e delle Nereide. Scavandosi ancora nelle rovine di certe scale che calavano giuso dove era il sudetto tempio di Venere, ove cavava messer Francesco Sibilla, si viddeno alcune pitture gittate atterra nelli massicci delle ruine, le quali rappresentavano altre cose approposito alli dii del mare, perché quivi era Neptuno, ché di lui si vedeva le spalle e de’ suoi cavalli le code, et il carro in atto di caminar attorno della terra a guisa del sole, che inchina all’Occidente per finire il giorno. La qual cosa era molto ben finta. Da un’altra parte erano nimfe sui delfini e su altri mostri come Tritoni e Nereide, che andavano baldanzose per l’acque. Delle Nereide scrive Platone, le quali erano cento, che sedevano sopra altretanti delfini, quando egli disegna quel gran tempio e miracoloso ch’era appresso gli Atlantici consecrato a Neptuno, che quivi il dio stava sopra un carro tenendo con mano le briglie degli alati cavalli, et era così grande che toccava col capo il tetto dell’alto tempio. [...].
p. 134
[c. 217v (=p. 428)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023