Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Di Pan e Cyparisso, e di Silvano. [...] E secondo dice Servio Honorato, Cyparisso fu prima amato da Silvano e poscia da Apolline, e fanne memoria Virgilio nel primo della Georgica, quando dice ET TENERAM ABRADICE FERENS SILVANE CYPRESSUM. Il caso fortuito di costui fu che, essendo dato a domesticare i cervi, et avendo una cerva mansoefatta, et essendo questa per imprudenzia stata uccisa da Silvano, stava doloroso sotto l’ombre dell’arbori, laonde dicono che Apolline, visto movere dentro delle frasche di quella macchia dove il giovene iacea, tirò inavedutamente per ferire l’animale, uccise il fanciullo, e dal dispiacere che ne prese Pan fu mutato in nell’arboro del suo nome. Vogliono che Silvano sia stato compagno di Pan e del medesimo Cyparisso si dilettarono, e questo amore finsero gli antichi scultori, intagliato nelle tenie della siringa fatta di sette o di sei calami. Fecero Pan ancora che accarezzi Cyparisso, come che lo voglia levare dal pensiero il dispiacere, e par che gli voglia insegnare a suonare la siringa. Si vedono due statoe bellissime antiche a Roma, e tutte due sono a un modo: Cyparisso e Pan assisi in un scoglio come è quello nel gran palazzo della casa Farnese, e nel portico del bello giardino del cardinal di Cesis nel Vaticano. L’una delle quali fu trovata presso le radici del colle Viminale. Sono in questa forma: Cyparisso è un giovanetto adolescente e bello oltremodo, e la sua bellezza, sebene è lasciva, ha in sé non so che poco di vergogna, tiene le gambe sopra poste l’una ’nanzi dell’altra e riguarda basso et avicina la bocca alla siringa, che tiene con ambo le mani. Ha la faccia pulchra, con capelli vaghi, longhi et inculti, perché fanno nodi e caprioli simile all’Amore. Pan, essendogli assedere accanto, lo riguarda con affettuoso atto, e li porge la siringa con la mano destra, con la sinistra l’abraccia nelle spalle. Pan ha il volto caprino con la barba ispita, con le corna di capra, dal mezzo in suso è uomo muscoloso, e d’indi in giuso con li piedi e cosce di capra, come si dirrà al suo luogo. Nel resto, essendo egli tutto intento e rivolto alla lascivia del giovanetto, alza una gamba accostandola a quella dell’amato giovane, rilassa l’altra in giuso e nel scoglio è posto il suo pedo bastone, ritorto in cima e noderoso, come a protettore delli gregi e delle selve e monti. [...]
p. 137
[c. 222v (=p. 438)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023