Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
tranquillità di mare e la nave fusse in carmo, che i venti tutti mancassero, giunti alla palude si dovesse annunziar quel che udito avevano, e così fu fatto. Giunti al luogo, non spirando vento, la nave fermata, Thranno voltato verso il mare con gli occhi disse: Pane è morto, e subito detto fu udito un pianto grandissimo di molte voci. Essendo poi dal vento menati e finalmente gionti a Roma, riempirono di questo tutto il popol, e la voce n’andò all’orecchi del principe, così da Tiberio imperatore fu dimandato a Thranno si ciò fusse il vero, et inteso di sì, per tanto Tiberio, prestandogli tanta fede, convocò molti filosofi e ricercò da loro curiosamente chi fusse questo Pan morto, e tutti loro covenuti a un parere per certe cognetture dissero esser quello che nacque di Penelope e di Mercurio, né altro seppero dire. Il che alcuni nostri teologi della primitiva chiesa catolica attribuiscono alla morte del nostro Servatore, che sotto Tiberio conversando con gli uomini, predicante le devine leggi, per la passione che patì spirando nella santissima croce diede la vita all’umana generazione, e tolse via la tenebre et annullò la potenzia del demonio, e tolse via la deità data agli uomini da’ gentili, et essendo lui il tutto et il vero creatore del mondo, molto bene gli sta il cognome di quel che TUTTO significa, e dopo che questo caso sudetto avenne, cessarono tutti i responsi dell’oracoli, come dice Plutarco nell’Opusculo de cessante oraculo.
p. 139 [c. 223v (=p. 440)]