Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Ma Macrobio dice che Pan ha le parti di sotto pelose et aspre, con i piedi di capra, perché representasse la terra, la quale è dura et aspra e tutta disuguale, coperta d’arbori e d’infinite e variate piante e colli e monti e d’erba. Intendendosi per esso il Sole padre e signore de tutte le cose, perciò che le corna in lui demostrano la effigie de la nuova luna, la faccia rubiconda, il rossore che nell’aria si vede all’apparire et al tramontar del sole, i cui raggi che scendono fin a giù in terra sono intesi per la prolissa barba, la pelle maculosa mostra le stelle che appaiono al dipartire del sole, la verga la potenza ch’egli ha sopra le cose, e la fistula l’armonia dei cielo, la qual vogliono che dal movimento del sole sia stata conosciuta. Suida dice che la fistula e sonagli significa i venti, gli occhi di capra le torbolenzie dell’aere, i peli l’asprezza de’ monti, l’acque le corna, il cielo. Platone dice che per Pan s’intende il ragionare, e che è forma doppia, o vogliamo dire biforme, cioè uomo e capra, perché si ragiona il vero talora, e talora il falso, e perciò la parte di sopra mostra il vero, il quale è accompagnato dalla ragione, e come leggiero e cosa divina tende sempre in alto, e quella di sotto il falso, che è tutto bestiale, duro et aspero. Né altrove abita che qua giù tra’ mortali. Le corna, dice il Boccaccio, le quale escono da la fronte tendeno verso il cielo, mostrano i corpi celesti, de’ quali abbiamo cognizione in due modi, l’uno è l’arte, la quale con gli strumenti astronomici misura il corso delle stelle e le distanze loro; l’altro gli effetti quali vediamo quello produrre nelle cose di quagiù. La faccia purpurea e infocata che la dipingono tale a Pan significa quel fuoco puro che sopra a tutti gli altri elementi sta in confine delle celesti sfere. La barba longa che va giù per lo petto mostra che i due elementi superiori, cioè l’aere e ’l fuoco, sono di natura e forza maschile, e mandano le loro impressioni negli altri dui di natura feminile. Ci rappresenta la maculosa pelle della pantera o pardo che egli porta armacollo, che gli cuopre il petto e le spalle, l’ottava sfera tutta dipinta di splendenti stelle, le quali parimente cuopre tutto quello che s’appartiene alla natura delle cose. La verga pastorale, che ha nell’una mano, significa il governo che ha la natura delle cose tutte, la qual cosa le regge e le prescrive col fine terminato delle loro apparizioni [...]. Il medesimo dice Pamphilo Cesariense, e dice di più che Pan è della schiera di Bacco, e nella festa sua portavano i membri verili i quali adoravano, perché si conserva con questi la generazione umana, e perciò i Pani et i Satyri erano avuti in tanta reverenzia, quasi che essi ancora giovassero molto all’accrescimento dell’umana generazione, come appariva per li simulacri loro posti nei tempii in forma di becchi con li membri dritti sempre, perché dicono che questo animale è apparecchiato sempre al coito. [...]
p. 140
[c. 224r (=p. 441)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023