Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Statua di Bacco. Par che la natura molte volte par che mostri e si sforzi aiutare l’artefizi in alcuni lavori che porgeno vaghezza. A questi giorni fu trovata tra le altre cose nella vigna di messer Francesco d’Aspra un Bacco di marmo pario giovanetto, sì leggiadramente lavorato e con sì dilicati membri, pastoso disposto e lascivo ad un tempo, che Amore e Venere par che in esso si nutriscano. Questo posa con le gambe sopraposte l’una all’altra vagamente, et ha una dolcissima testa, molto donnesca, coronata di ellera e s’appoggia a un terminetto, col braccio destro sopraposto alla testa, e col sinistro tiene l’uve. Un altro simile Bacco è stato trovato nel colle Palatino, verso la Subura, il quale ha comprato monsignor Patriarca d’Aquileia de’ Grimani. Un altro trovato nel sudetto luogo da messer Francesco nelle terme di Gordiano è stato portato fuor di Roma dall’uomini svogliati che non amano in Roma gli ornamenti di essa città che gli onora. Fu nell’Esquilie un’altra imaginetta picciola quasi di dui palmi ritrovata di tutto relievo, vaga e gentile tanto che non sazia giamai di riguardarlo chiunche lo vede di presente, tanto ha i suoi membri giocondi et il viso bellissimo coronato di edera e di corimbi, appiedi è il suo lince, che giace in modo riguardante all’uva, che soffere che Amor gli monta con un piede sul collo e l’altro tiene in terra, e si stende per aver del pari l’uva da quel’iddio, il quale si serba nelle mani del signor Giuliano Cesarini.
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