Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Di Thetide e di Peleo e di Volcano. In un pilo antico rovinato, trovato nella via Appia dall’abate di San Sebastiano, si vedeva Thetide e Peleo padre di Achille. Thetide avea in mano un serpente, il quale ponea in mano alle Furie, e gli mostrava Peleo suo marito che dormiva, assiso, di età come di uomo di quaranta anni con barba e capelli folti, col viso pieno. Il resto era tutto nudo eccetto che su la coscia avea un mantello accaso gittato [...]. Di Alexandro Magno. Apelle pittore dipinse il grande Alexandro con un fulmine in mano, quasi che quello fusse un altro Giove, benché esso Alexandro si faceva chiamare figliuolo di Giove Ammone, e non di Philippo. [...] Dicono che Apelle fece così del naturale e proprio che si diceva volgarmente ch’erano dui Alexandri, l’uno di Philippo, che non era potenzia che ’l superasse, l’altro di Apelle, che non era arte che l’imitasse, tanta gloria s’attribuisce ad Apelle. Certamente se esso pittore dipinse come ha fatto Raphael da Urbino, si può veritevolmente chiamar pittore sopra ad ogni altro divino et eccellente. Lisippo ancora fece Alexandro di bronzo col viso voltato verso il cielo, come dice Plutarco, e col collo piegato alquanto verso la spalla destra, a quel modo appunto che soleva Alexandro volgersi, che pareva parlasse a Giove [...]. Oggidì nel studio e libraria dell’illustrissimo cardinal di Carpi veggiamo una gran testa d’Alexandro di marmo antica con tutta la gola ornata di celata, la qual riguarda il cielo e gira il collo, con le ciglia alte leonine alquanto, ma piacevole d’aspetto appunto come Plutarco ne scrive in più luoghi delle sue opere, et etiandio Arriano. Un’altra statua di Alexandro si vede sculpita di eroica maniera, maggior che ’l naturale di statura, posta nelle rovine che serbano vestiggie d’orti del Mausoleo di Augusto la cui imagine è moribunda, posta in braccio di Paucesta suo capitano, che lo aiuta per esser
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