Biblioteca digitale

[...] Claudiano quando lauda Stilicone, socero e genero di Onorio imperatore, discrive la Vittoria vestita di ornamenti triomfali con la palma verde in mano, con le ale alle spalle; dimostrava i dubbiosi et incostanti successi delle guerre, perché per le ale demostra partirsi da una delle parti et andare all’altra con prestezza, al vincitore accresce forza e fallo vivere lungamente ne la prosperità, sì come il legno della palma non si corrompe mai, e stanno le sue foglie verdi longo tempo e sempre in certa egualità. Così la Vittoria sempre si rinverde nella memoria, come fa la palma che si rinova con nuove palme, fa tutto il suo compimento. Hanno alcuni fatta la Vittoria armata e gioconda nell’aspetto, ma tutta piena di polve e di sudore, e che porta le spoglie in un trofeo, e i priggioni a’ vincitori, con le mani insanguinate. Bella cosa fu il pensiero che formò la imagine della Vittoria de oro ch’era nel Senato di Roma e quella del Campitoglio, la quale portava la palma et il clipeo con lo nome del Senato e Popolo Romano, la quale a perpetua memoria ad o[no]re de’ vincitori imperatori dedicarono, tutto per inanimare gli uomini a essere valorosi per acquistar la dedicazione di tal gloria. Quella imagine ch’era dentro al Capitoglio, essendo da una saetta celeste percossa, li gittò via le ale, onde fu per augurio stimato che la Vittoria era per non andar più oltre fuor di Roma, e da qui nacque che quel greco nella sua epigramma scrisse ch’era felice augurio, perché presso de’ Romani mai si partirebbe, ma fu il contrario perché poco stette che l’imperio cominciò a mancare per le ribellione delle città e per la incursione de’ barbari, de gente straniere, che poi seguirono a mettere sottosopra ogni grandezza dell’imperio, guastando ogni provincia, sì che la vera Vittoria non fu mai così leggittima come solea. Perciò la gloria dunque del vincere si dee acquistare in grazia de Iddio, come dice Prudenzio poeta cristiano, quando dice non si ha