Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
a battaglia aperta, che vuole denotare la battaglia de’ Titani nell’età aurea, quando tra gli dii o vero pianeti ch’erano uomini mortali fu grande contesa et uccisione, secondo scrive Pamphilo, siché tutte queste cose morali ci insegnano i mali che sotto gli anni si considerano e sottoponeno. Carro di Marte. Gli antichi intagli che si trovano nelle gemme ci dimostrano che ‘l carro di Marte Ultore sia tirato da quattro cavalli, i quali vogliono che siano tanto terribili e feroci che spirano fuoco, e ‘l dio che le guida è armato di celata, di lancia e di scudo, la quale porta in atto di ferire: avante al carro va il Furore con le catene rotte, con le mani e con le braccia aperte, con la bocca versante audaci e spaventevoli gridi, scapigliato et inculto tutto come a uomo che corre e fatto dall’ira impituoso. A Marte la più parte l’hanno fatto col mantello in spalla militare, ma col petto scoperto, perciò che, come dice Isidoro, che fu talvolta Marte col petto nudo e rilevato, perché significasse che qualunque va in battaglia deve andarci con animo di doversi francamente opporre a tutti i pericoli con aperto animo. [...]
p. 187 [c. 310r (=p. 613)]