Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Della Pacienzia. La Pacienzia è una donna che tutte le genti, in tutte le azzioni, gli è di mestiero esserle propizia, e questa donna deve all’uomo averla davante come per un lucido et utilissimo specchio, e nell’animo tenerla sculpita et amarla con quel sommo amore, perciò che essa è quella che ci ferma nella fortezza, nella fede, nella umiltà, e che ci conduce come a buona guida in ogni fidata scorta, et è quella che ci fa conoscere la cagione dell’umane cose del mondo e ci porge lo effetto della ragione, che si dee adoperare nelli interrompimenti della vita, come a nimica della voluttà, della lussuria e della ira, le quali perturbano l’animo, et essa Pacienza li scaccia e li retira dal sfrenato ardore di quel morbo che ci fa trascorrere oltra ai nostri termini, laonde questa santa, anzi divina Pacienzia, dovemo avere sempre nella memoria, per salda e buona oppenione et amarla liberamente acciò che ci sciolga dal vincolo della superbia [...]. Per lo mezzo di lei non ci debbiamo sdegnare di andar seco et imitarla, perché essa senza timore concolca i pungenti spini con li suoi piedi, che sono significati i stimuli e miserie del mondo che dovemo destreggiare, e portando un grave peso in capo camina drittamente, perciò che così aggravata meglio i nostri errori vede che noi istessi, i qual conosce per lo grave peso che essa porta, et ha su la cima di quello una bilancia del pari, e non vuole che da niuna parte trabocchi, per ciò che essa pacientemente livella tutte le cose, e meglio ci dispone che non non veggiamo, o che dispensamo nelli nostri debbiti, perciò che essa caminando arriva al frutto alfine che è nella cima della pina, per ciò che lei al suo essempio ci recarà commodissima et ottima vita, e ce insegna dispreggiare i stimoli e valerci de la forza e de la potenzia che ci fa obedire a noi istessi nelli nostri servigi, et è pronta contro di coloro che tribulano se istessi, laonde ci fa accorgere che chi altri tribula se istesso non posa, del che è cagione la invidia con la iracundia, trasportate dalla mala voluttà, contra delle quali ci vale l’abstinenzia e la pacienzia sua sorella, per cui diventamo continenti sciolti da tutti gli effetti che generano le passioni dell’ira e furore dell’animo.
p. 194
[c. 322v (=p. 638)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023