Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Furono usati tre letti per tavola, perché tre prima furono le Muse e ciascuno avea il suo letto da scumbere, e quanto erano molti, tre per letto scumbevano, perché le Muse furono in luogo di tre nove, ponendo tre letti per tavola, con tre per ciascuno letto, e quando erano molte persone, ponevano molte tavole, con tre letti per tavola, e quivi stavano coronati di corone profumate fatte de fiori e di erbe odorifere, e perché erano tre per tre, il luogo et il convito, la tavola si chiamava da’ Greci Triclinion, e da’ Latini Triclinium. Il modo come scumbevano si vede nelle gemme intagliato e nelle sculture de’ sepulcri antichi, e l’avemo veduti nella vigna del cardinal di Carpi sul Quirinale, nella casa del cardinal di Cesis, nella montata del colle per andare alla chiesa di Santo Onophrio in Vaticano, nella chiesa di Santa Maria della Tinta, nella chiesa dell’Hospidale di San Giovanni a Laterano, a Tivoli, appié della chiesa di San Lorenzo, et in altri luoghi, li quali monumenti sono demostrante il costume vivente di coloro che quivi furono sepulti. Sono alcuni che hanno l’uomo che scumbe e la donna siede nel medesimo letto, come noi facemo, e li più nelle sepulture si vedono tali essempii come che vogliano dare ad intendere che così dopo morte si cenasse all’inferno, e che la moglie siede accanto come dolente della morte, e perciò quello che scumbe è posto per lo morto, che ha nella mano destra una corona e nella sinistra un vaso da bere, come che voglia significare la corona de’ beati che ne’ Campi Helisii intrecciavano quella de’ fiori di oro, et il vaso il cibarsi del latte infernale, et il bere dell’acqua Letea, che fa smenticare e mutare la memoria delle cose passate. Nella cena mortoria sedevano come dice Omero attorno al corpo del morto, e sedevano sopra a pelle di animali, e la cena era detta stygera. Ora che sedessero gli dii e non scumbevano ne avemo vedutti più intagli et in uno tra gli altri, in quella corniola cotta dal fuoco, erano i dodici dii assisi a tavola, alla cui imitazione fece quella detta ΔΟΔΕΚΑΤΗΟΣ Augusto, come dice Svetonio, dove erano vestiti da dii sei uomini e sei femine. [...]
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