Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
è detto al suo luogo.
Di Cerere, de Proserpina e de la Luna. Quei ch’hanno voluto intendere che Proserpina sia figliola di Cerere, e che abita nella Luna, significarono Proserpina esser i fiori, Cerere i frutti, la Luna la umidità che si muove e nutrisce (perciò Pamphilo Cesariense dichiarò che i frutti che sono produtti si chiamano Cerere, e che Proserpina a Cerere è figliuola, e che Cerere abita con la Luna, e che perde la figliuola perché quando sono produtti i frutti si perdono i fiori e ritornano nella terra, per tanto fingono che Plutone rapisca Proserpina, cioè la parte infernale che in sé riceve quel che da lei esce). Chiamasi Proserpina Luna e Cerere dalli tre effetti dal fiorire, dal fare il frutto e dall’augmentare la virtù sua in maturare i frutti. Onde non senza cagione tra le corna della luna furono dipinte le spiche di color flavo e li frutti in seno, sì come si ritrae da Ovidio nelle Trasmutazioni e dall’antiche sculture. I Romani chiamavano i frutti Pomona dea [...].
p. 19
[c. 22v (=p. 40)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023