Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Dopoi che gli idii furono onorati da tutte le nazioni di are e di tempii, gli attribuirono il terzo onore che fu delle statue, le quali come furono trovate così si dirà della origine loro. Dicono che da principio non erano simulacri che demostravano la forma de dio, ma una certa operazione fu tra gli uomini ritrovata, più tosto dalli demonii operata che da altro effetto stabilita, e questa fu perché la forma del vero Iddio non era conosciuta, né si sapeva appuntualmente come egli era. Laonde ogniuno stava ammirato di tante e varie cose da Dio produtte, che si vedono nel mondo. Platone e Plutarco s’affaticarono molto in demostrare per qual cagione nei principii non fosse stato licito fare simulacro d’oro, d’argento e di pietre e d’avorio o d’altra materia, e solo nel tempio de Vesta si serbava in un vaso il fuoco perpetuamente, ma non la imagine della potenzia che poi formarono per dea del fuoco, la quale disseno Vesta, e per essa esser significata l’abitazione degli dei, et ella esser il regimento, e che l’oro e l’argento è una possessione invidiosa e l’avorio ha deposta la sua anima per esser in modo di parlare morta materia, et era inetto a far simulacro de’ dei. L’acciaio e ‘l ferro, et il rame per esser instrumenti da guerra non l’accetarono per formar imagini, perché gli dii tenivano che non facesseno la guerra, alfine pure sacrarono l’armi a Marte [...].
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023