Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
l’una con l’altra, danzando, demostrano portare il tempo in giro. Da parte poi aveano dipinto la Luna e ’l Sole [...].
Secondo dice Plinio, Nicearco dipinse Venere tra le Grazie e Cupidine, et Ercole pentendosi dell’insania sua; questo si vede in una plasma antica che ha il Pomega antiquario dove è Ercole assiso su un scoglio avendo deposto la clava et il spoglio del leone, disopra sono Venere e le Grazie, et egli sta dolente con le mani poste sopra l’una all’altra riguardante in terra, come pensieroso di aver oprato male in alcun tempo e voler vincere con la Prudenza i virtuosi affetti. [...]
[...] Dice Suida che con le Grazie e con Venere fu nutrita la Concordia, che i Greci chiamano Omonoia, e la Pace deta Dice, perché le nozze e le feste si fanno nel tempio de la Pace e con la Concordia che mai non è sola.
p. 22
[c. 25r (=p. 45)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023