Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Del bene e del male de la vite e de la Virtù. Cebete Thebano, sommo filosofo, demostrò sotto una pittura la somma de tutte le cose de la umana vita e la via buona e la cattiva, cavata dalla lettera di Pitagora in cui scrisse in un libro picciolo, ma pieno di gravissime e divine moralità, sotto d’immagine favolose di tanta e sì bella erudizione che assai ci insegna che cosa è genio, suadela, amicizia, piacere, inganno, ira, avarizia, e che fortuna e che virtù immortale, e che è il bene e la felicità, e per che via s’ha da seguire per ascendere alla somma del fastigio de le cose divine e virtuose. Egli fingendo una tavola dipinta nel tempio di Saturno fa a Celio dichiarare molte cose da Herminio, uomo vecchio, le qual cose essendo approposito delle imagini, metteremo tutto quello che egli dice facendo parlare ad Herminio in questo modo. Se voi starreti attenti, intenderete i miei detti, sarreti prudenti e felici, si farrete altrimente diventarete sciocchi, infelici, malcontenti e ignoranti, viverete miseramente, per ciò che la mia narrazione è simile a la oscura dimanda di Sphinge Re, che chi lo sapeva intendere e dichiarare egli lo teneva salvo e felice, e chi non lo intendea era ucciso e fatto infelice, imperoché costui promettea il premio a chiunque l’intendea, o non lo intendea, così i sciocchi accecati dal premio promesso trascuravano l’ordine de le dimande del Phinge, il quale premiava in questo modo: a tutti quelli che non lo intendeano gli donava per premio la morte, e quei che lo intendeano e lo servivano bene gli donava infinite ricchezze. Così Herminio dichiarando la sudetta pittura: così vi avverrà in questa narrazione, perché chi non intenderà sarà castigato, percioché agli uomini la pazzia non è altro che una sentenza oscura di sphinge. Con ciò sia che la pittura ci dimostra qual sia bene e qual sia male in questa vita, e quel che non sia né bene né male, e chi non l’intende non è come chi era estinto da Phinge, ammazzato totalmente, ma a poco a poco si consuma come quello che è punito col tormento, e per lo contrario colui che l’intende discaccia la ignoranza e la pazzia, e salvo e felice e beato in tutta la vita et alla immortalità si conduce. Così dunque vedete voi quel circuito che pare una città, il qual bisogna prima sapere che cotal luogo figura la vita. E quella gran moltitudine
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