Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Della Fortuna Equestre. La Fortuna de’ Cavaglieri altrimenti detta Equestre non la feceno accavallo, ma che frena quel’animale e che tenghi il timone sul mondo, della qual Fortuna fa menzione molti scrittori, Livio e Cornelio Tacito, Publio Vittore e Lattanzio Firmiano nel secondo libro. La quale dea avemo veduta sculpita in marmo nelli fragmenti dell’Antiati portati a Roma sotto di Iulio terzo papa di questo nome. La quale era una picciola figura di basso rilievo vestita di sottolissimi veli con la dedicazione sua [...].
Della Fortuna Metia. L’imagine della Fortuna Metia, cioè del m[i]etere, feceno vestita di toga e di mantello, come la sudeta Seia. Da ’na mano ha la falce col fascetto di spiche appiedi, con capelli lunghi, con li raggi in testa, con un serpe avvolto al suo timone con cui governò il globo
p. 43
[c. 59v (=p. 112)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023