Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Claudiano disse che la Speranza iniqua non puote mai lungamente allegrarsi né etiandio la Speranza fa attristare, perché alleggerisce il pensiero, perciò si dice la speranza pasce l’amor fallace, come afferma Ovidio, et il divo Augustino meglio che tutti disse: sì come per la speranza siamo salvi, per la speranza semo per esser beati, siché la speranza non è altro che una cosa che sempre è in fiore, e quando è finita è morta, o come l’aver di colui che spera, o con la fine della vita.
Dell’Ingratitudine. La peggior de tutti i vizii è la ingratitudine, figliola della Tristizia e dell’Inganno, nimica de ogni bene e principalmente empia contra a Dio, la quale è compagna d’ogni male, la cui discrizzion di questa maniera dichiara Psello filosofo, dicendo egli abita dunque la iniqua ingratitudine in una spelunca, quasi sempre oscura, se non che alle volte è percossa dai raggi del sole, ma essa li fugge, e si volta indietro. La faccia sua è squalida e magra, con un viso acuto e curvo, con li denti longhi e deformi, con le vesti composte e stracciate, talché le potresti quasi assimigliare all’imagine de la Fame. La turba che l’accompagna è grande, la qual non si parte mai da lei; l’Impudenzia per la prima che non ha colore nel viso; la Bugia che è dipinta de tutti i colori; l’Ingiuria over l’Ingiustizia che è zoppa da un piede. Segueno appresso l’Invidia, la Crudeltà, l’Odio, l’Avarizia, l’Oblio, la Viltà, a l’ultimo l’Infamia. Intorno alla spelunca sono molti arbori selvatichi et infruttiferi, più spessi si vedeno l’alno et il salcio. Li quali Homero mette nel bosco di Proserpina, nel decimo dell’Odyssea, dicendo egli: l’alni longhi et i salici che perdono il frutto. La spelunca è circundata poi da una selva piena di spini, e de pruni, e di molti altri arbori detti infelici, cioè il fico nigro, il sanguino, la felce, il rogo, la marigia, l’olmo, e simili animali si vedono ne la selva in gran numero, quadrupedi e volatili, tigri, lupi, pantere et orsi, arpie, aquile, falconi, avoltori e serpi, et altri assai che tutti vivono di inganno e di rapina.
p. 47
[c. 62v (=p. 118)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023