Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Ora i nostri cristiani con bei detti hanno predicata la Pacienza, e con fatti l’hanno superata, e niuna cosa va avante alle laudi di un santo che la Pacienza, la quale l’ha coronati della divina corona. Lattanzio Firmiano dice niuna cosa è più vera della virtù della Pacienza, e niuna cosa può esser trovata più degna di uomo dai cristiani. Quell’empio e scelerato Iuliano Apostata imperatore introdusse la Pacienza in predicazione nel sacerdozio del Sole cognominato Mithra, imperoché constituì che niuno fusse sacerdote se pria non accettasse e soportasse dieci battiture diverse con pacienza. Quel’animo è maggiore il quale più presto può tollerare la vita calamitosa che fuggirla, come dice il divo Augustino, e perciò non è maraviglia se la Pacienza, dispreggiando gli acuti spini delle mondane occasioni, liberamente le concolca e sottometteli sotto de’ piedi per arrivar al frutto difficile a cogliere.
p. 75
[c. 106v (=p. 206)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023