Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
forma ne sono molti in Roma in diversi luoghi de’ quali dirremo, uno nella casa del cardinale de la Valle, un altro nella casa degli Altieri, un altro assai rotto nella casa de Santa Croce, nobilissimi romani, altra nella casa detta del cardinal di Siena de’ Picolomini. Un’altra di forma colossa dentro l’atrio del gran palazzo de’ Farnesi. Un altro n’era nel giardino delli signori Colonnesi tolto dal cardinal di Parigi. Un altro trasportato nella Villa Iulia. In Belvedere nel giardino delli gran pontefici sul Vaticano è un altro Ercole che siede, bello et eccellente di proporzione, che può star indubitatamente apparagone a tute le statue che eccellentemente sono state fatte, e quasi che dirò che ha tanta maestà che demostra non so più che grandezza e forza che non hanno le cose semplici di natura; ma quel che è di male in esso sono l’infinite rotture della testa, delle braccia e delle gambe, ma quel che v’è remasto è tale che insegna a molti il bello stile della scultura. Questo, quantunque sieda sul scoglio con la pelle del leone, demostra far un atto molto fiero e stravagante, come che si volgesse a tener qualcosa per forza. Fu opera di Apollonio Nestore Ateniese, secondo mostrano le parole scritte tra le gambe, nel scoglio dove siede [...]. Fu di mano del medesimo scultore un’altra imagine di Ercole, che ebbe Anton di San Gallo architetto, che fu trovato rotto nelle Terme di Marco Agrippa dedicatovi da Decio Traiano imperatore, come demostravano le parole scritte nella base di essa statua, la imagine; dunque rappresentava l’istoria di Ercole quando vinse il mostro marino a Troia nel tempo che Isione figliuola di Laomedonte era per sorte destinata preda di esso mostro, il quale demostravano i suoi fragmenti aver la testa come di grifone, ma crestato di acute spine, la mano dell’Ercole che avea esso mostro, preso per la cervice, era cosa mirabile, et il busto ancora e li piedi, perciò che ogni suo membro era rotto [...].
p. 82 [c. 115v (=p. 224)]