Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
De la Clemenzia. Clemenzia è uno effetto dell’uomo che usa nel perdonare altrui, il qual atto viene da la ragione che induce la pietà et è carità in atto verso l’inimico, e perché la Clemenzia non si può conoscere senza l’atto supplichevole, l’hanno i gentili sculpita nelle medaglie di Traiano imperatore et in quella di Constantino, il quale perdonò a Verranione fatto tiranno dell’imperio d’Oriente. Questa dea dunque rappresenta una regale maiestà, e nella grandezza magnifica della sua persona e nel vestire; e nell’insegne ella ha il capo cinto di regale benda ornata di gemme, la tunica sua è sottile e trasparente, longa insino ai piedi, col suo manto attorno hannola fatta ora impiedi, ora assedere, da ’na mano s’appoggia ad un’asta longa e con l’altra demostra placare una persona che gli è inginocchione supplichevole, con le braccia aperte o vero incrocecchiate insieme. Seneca nei Morali scrisse la Clemenza è chi al sangue altrui perdona, come fece Traiano che avendo sottoposto il regno de’ Parti e cacciato il re ribello lo perdonò, né volendo quello i popoli, per esser stato loro scandoloso, elesse un altro del sangue di quello e diede all’uno l’onore et a l’altro l’onore e l’utile. [...]
p. 91 [c. 126v (=p. 246)]