Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Parigi)
Non d'altra cagione che dall'inumana inbeccillazione fu proceduto presso degli antichi, come dice Plinio, che gli uomini cercasseno qual sia la vera effigie e forma de Dio, che è principio e tutta potenzia infinita, tutto senso, tutto vedere, tutto udire, tutto dell'anima, tutto dell'animo, tutto vita, tutto intelletto et intelligenza eterna, creatore de tutte le cose che negli occhi e nell'intelletto si rappresentano di maravigliosa sustanzia e movimento d'ogni mundana forma. Per lo cui dubbio di non potere vedere propriamente Colui che è molto più lucido che 'l sole et eterno lume e consolazione e cibo dell'anima, per la imperfezione umana non potendo scorgere quel che è tanto perfetto opefice, né possendolo vedere che con gli effetti mundani si mostra, come a quel che più si desiderava come si dee conoscere, remasti senza retto vedere caderono in una maggiore pazzia d'effetto che non fu la prima contemplazione, ritrovando per esprimere quella divina bontà innumerabili iddii e dee, formandone imagini secondo la virtù e vizii degli uomini, come è pudicizia, concordia, pace, mente, felicità, speranza, onore, constanzia, virtù, clemenzia, fede e gloria con l'altri nomi appresso de' quali s'è scritto nei suoi luoghi, ai quali da principio dedicarono gli altari e poscia vi fecero templi et ultimamente vi poseno le imagini di essi. Secondo la oppennione di Democrito, pare che gli uomini credeano esser due cose, che sono due effetti o due cause, che conturbano l'animo o che lo aiutano e lo rallegrano, cioè la pena et il beneficio. Per questo fecero gli altari a li dii buoni per ringraziarli e farseli propizii, ai cattivi per placarli, come aveano i Tiburtini l'ara cognominata Iniqua, come che quella azzione de la iniquità fusse quella che toglie l'amicizie e le congiunzioni de' matrimonii o d'altre cose che s'amano, come a quella che conduce gli uomini a le forche, come non fusse la colpa de la pravità e degli effetti cattivi de le male operazioni, le quali spesse volte si rivolgono dentro de la mente, fa che la mala fragilità de la laboriosa natura de' mortali, ricordandosi del proprio mancamento, ricorre pure a quella perfezzione che dianzi non conoscea, Quello che è e sarà sempre uno in trino, e sola sostanzia e solo creatore e solo salvatore, Fattore dell'anima, il quale dopo la prima mente buona ributtandosela dopo le spalle sono stati cagione d'aver la sua potenzia divisa in parti infinite e fecero più iddii, acciò che ciascuno in quella parte che se le mostrasse naturalmente propizio o pure contrario, quello s'adorasse et onorasse, o per paura o per gratitudine massimamente quello effetto che più avesse di bisogno; onde nacquero tanti varii nomi presso de varie gente, et in quelle medesime infiniti iddii introducendo dall'altri popoli trovarono infinita quantità di nomi, chiamandoli secondo la forza de le lingue di coloro dove furono accette. Chi ne composeno più chi meno quantità, tra i quali effetti introdusseno gli dii infernali. [...]
p. 61
[p. 115]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Parigi, ms. it. 1129), Parigi, Bibliothèque nationale de France., ms. it. 1129
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023