Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
olivetani di Santa Caterina in Fabriano. E questa fu forse una delle prime chiese in cui gli architetti, volendosi scostare dalla monotonia delle basiliche, s’attennero in parte all’idea dei templi antichi sostituendo le volte alle impalcature, o soffitti, ovvero alle semplici contignazioni, o cavalli, di cui erano contenti gli antichi cristiani. Ma qui ancora è da notarsi quanta fosse la goffagine e quanto poca la filosofia di quegli artisti medesimi, i quali amavano distinguersi dando miglior forma alle cose. Imperocché i templi del gentilesimo, così detti dal vocabolo latino contemplando, si vedevano aperti per esser que’ luoghi dove l’augure osservar doveva il cielo a prendere le sue divinazioni, onde da principio si costruivano senza porta e senza tetto, e quindi coprendosi con de’ soffitti che s’inalzavano a forma di testugine, dovevasi in cima a questa lasciare una spaziosa apertura, che vedendosi necessaria all’oggetto di sopra indicato, serviva ancora ad illuminare l’edifizio. Ma nei tempi del cristianesimo, dove sono in abbominazione tali superstiziose ceremonie, non può avere un oggetto ragionevole questa specie di finestre che a capo al volto si scorge, il qual errore venne emendato nel progredimento delle arti. È ben vero però, che gli architetti di que’ giorni, correggendo l’eccessiva alzata dei muri sugli archi dei peristili, seppero dare una più giusta proporzione ai loro edifizi. Se pure con ciò non vennero a scemare la solidità ed a togliere in quelli nel tempo stesso una gran parte della svelta magnificenza, che se non appaga la ragione sorprende però sempre, come avverte saggiamente il chiarissimo cavalier Cordero de’ Conti di San QuintinoCordero di San Quintino cavaliere conte Giulio, Ragionamento sull’architettura italiana durante la dominazione Longobarda, Brescia, 1829, pag. 113..
Le sculture del settimo secolo e dell’ottavo a dir vero, per quanto peggiorate, non sono sempre spregevoli, e se da un canto non sono da porsi in confronto con quelle degli antichi, furono però meno barbare e assai meno rozze delle orrende e mostruose figure d’uomini e d’animali che dopo il 1000 vennero poi di sovente a deturpare le decorazioni dei sacri templi. Non è però così comune il trovarne, ed è per questo un esempio tanto più pregevole delle scolture di questi tempi quello che abbiamo in un sarcofago esistente in Tolentino nella chiesa di San Catervo.
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci