Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
SECOLO XI. DELLE ARTI COLTIVATE NEL PICENO
Se le arti erano come già dicemmo nel loro maggior deperimento al terminare dello scorso secolo, la sola architettura fece qualche tenue progresso circa la metà del secolo XI. Questo si debbe alle istituzioni monastiche che si trovavano estese fra noi; imperocché i cenobi monacali formavano per sé soli piccole intiere società dove tutto il sapere d’allora si trovava insieme riunito, dove le arti, necessarie al ben vivere degli uomini ed al decoro della religione, erano quasi in altrettanti ginnasi insegnate ed esercitate assai meglio che altrove. Tutte le provincie cristiane erano loro patria comune, i loro viaggi erano continui, e questi servivano moltissimo per introdurre ovunque un gusto nelle loro fabbriche che fosse più confacente alle comodità, alle ricchezze e al decoro della religione medesima. I Normanni avevano contribuito moltissimo ad un nuovo genere architettonico che si era introdotto in Inghilterra e che anche in Italia si propagò. La facilità del commercio coi Greci dovette far sì che quei della nostra provincia si attenessero piuttosto allo stile architettonico bizantino, il quale per altro aveva anch’esso degenerato dalle maniere primitive usate specialmente in que’ tempi in che la sede imperiale era in oriente. I monaci che popolavano la maggior parte di queste contrade eressero fabbriche in quel gusto, che più si conveniva al luogo della speciale loro dimora, ed un esempio di quelle che tengono alquanto di questa maniera lo abbiamo nel monastero di Sant’Emiliano nella valle di Congiuntoli, situato nella diocesi di Nocera, a cinque miglia di distanza da Sassoferrato. È questo luogo cinto da ogni parte dai monti, ed a riva del fabbricato scorre il fiumicello detto Perticano che si congiunge
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