Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
solito di vedere gli oggetti vicini. Ed ecco la prova della diversità dell’effetto che si ottiene fra una fabbrica di Goticogotico posteriore ed una gran parte degli edifici moderni. Dopo aver dato un’idea del gusto dominante delle fabbriche del XIII secolo, diremo che se questo fu tale in altre parti dell’Italia, doveva esserlo ancora presso di noi, i quali più da vicino osservavamo sorgere il gran tempio di Assisi, che appunto nel 1218 si erigeva col disegno dello stesso Arnolfo di Lapo, il quale doveva specialmente servirsi di operai che a quella città non fossero lontani, e che quelli della Marca adoprasse; tanto più me ne persuado, in quanto la brevità del tempo che vi pose per condurlo a buon fine che non superò i quattro anni, secondo l’opinione dello stesso Vasari, mi conduce a congetturare che anche dalla provincia limitrofa all’Umbria di quegli uomini adoprasse, i quali avevano già dato saggio di loro merito in altri luoghi del Piceno con fabbriche di considerazione qualche anno prima. Chiamano in fatti col nome di nobile e magnifica la chiesa di San Salvatore in Sant’Angelo in Pontano nella diocesi di Fermo il beato Arrigo da Waimar tedesco e il beato Giordano di Sassonia nel suo libro Vita Fratrum. I quali encomi a giorni nostri non le sarebbero molto dicevoli. Però è a reputarsi a fortuna che, sebbene sorta al principio del 1200, scampasse tuttavia dalla distruzione a cui sogiacque Sant’Angelo circa il 1360 per ordine del cardinale Egidio Cirillo Albornozzio, legato d’Innocenzo VI in Italia. Giovò ancora non poco all’architettura l’erezione di parecchie chiese e conventi, l’istituirsi nel principio di questo secolo l’Ordine eremitano in Jesi, in Sant’Anatolia, in Fabbriano, e in molti altri luoghi; mentre trovo che papa Innocenzo IV sotto il 1247 concedeva ample indulgenze a tutti coloro che cooperassero coll’opera e col danaro alle fabbriche, che si erigevano nella Marca, per i seguaci della regola di Sant’AgostinoTorelli, tomo IV, pag. 408.. In tal modo se ne formavano per coloro che volevano seguire il nuovo istituto che propagava San Domenico, e maggiore fu l’impegno per quelli che professavano la nuova regola promossa ovunque da San Francesco. Vivente il Santo si edificò col publico danaro
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