Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
il convento e la chiesa in Ancona sotto Capodimonte ed a poca distanza da quella di Santa CaterinaBernabei Lazzaro, Cronaca Anconitana, manoscritto, capitolo XCIV.
Saraceni, Storia d’Ancona, pag. 170.
Allorché san Francesco ritornò di Palestina fece restringere il convento ch’era troppo spazioso, e diede egli stesso il modello della chiesa. Vita di san Francesco del Recolletto Calippe padre Candido, Milano, 1760, tomo I, pag. 166.; quello di Forano presso la terra di Appignano nella diocesi di Osimo, che dicevasi allora della selva di RanieriCosì il Vadingo. In una carta dell’archivio di Santa Caterina di Cingoli numero 233 si legge un testamento del 1240 – Indict. XIII die 14 intrante Februar., regnante Domino Federico Rom. Imp. Thebaldus Alberti Rainaldi – dove fra gli altri si dispone del seguente legato – Item iubeo dari de bonis duas tunicas Fratribus; qui habitant in SILVA RAINERII, et dico unam tunicam quam Accursius Alberti debeat dare fratribus minoribus Sancti Francisci.
Compagnoni, Memorie della chiesa e de’ vescovi di Osimo, tomo II, pag. 265., e con questi molti altri. Ma si accrebbe vie maggiormente questo zelo, quando morto Francesco, si vide che la Chiesa lo annoverò fra santi suoi comprensori. Fu allora che si mossero quei di Osimo a fabbricare un grandioso tempio ad onore del loro fondatore, del quale non se ne conoscono più le antiche tracce che nelle volte della sagrestia, essendo stata ridotta nella forma in che si trova nel secolo XVIIISi ha un breve di papa Innocenzo IV dato da Lione sotto il dì 9 aprile del 1247, col quale questo pontefice concede ai Frati Minori di Osimo, che condonino quaranta giorni delle penitenze ingiunte a coloro che avessero fatte elemosine e contributi sussidi per la fabbrica della chiesa e convento di quel novello istituto.
Sbaraglia, Bollarium Franciscanum, tomo I, pag. 451 in fine.. Fu circa il 1295Cancellotti, Storia di S. Severino, manoscritto, pag. 139. Da un’iscrizione esistente sotto un Crocifisso dipinto nel coro s’impara che l’architetto fu un Maestro Antonio di Jacopo. che san Bonaventura, il quale reggeva il convento di San Severino, ottenne ricche largizioni dalla famiglia Smeduzia, e di queste si servì per eriggere quasi un nuovo tempio sulle rovine di altra chiesa dedicata a Santa Caterina, fin d’allora diruta. Mostrasi ancora nell’esterno imponente per la sua vastità e corrispondente nel gusto a quei principi che dagli architetti si pratticavano. Superava però ogni altro paese in quest’epoca Ascoli, che mentre nel 1262 edificava un grandioso tempio dedicandolo a San Francesco, ne affidava l’opera ad un suo nativo, quale era Antonio ViperaSi ha questa notizia da un libro manoscritto esistente presso i Minori Conventuali d’Ascoli dove si legge in fronte – Memorie del Convento di San Francesco d’Ascoli dal 1255 in poi. In fine è sottoscritto – Padre Antonio Corridori Cancelliere del Convento.
In altro manoscritto esistente nella libreria della famiglia Grassi che ha per titolo – Storia d’Ascoli – alla pag. 600 si dice che la famiglia Vipera, oggi estinta, era nobilissima, ed alla pag. 95 si narra che Bastiano Vipera conte nel 1144 con molti altri nobili della montagna tentò di prender la città, ma ne provò danno, mentre uscirono contro di esso i Parigiani, gli Odoardi, i Maroni, i Nobili, i Saladini, ed i Magliani., che al molto suo genio accoppiava nobilissimi natali. Sorge questa fabbrica isolata nella piazza detta del popolo. La sua facciata, semplicissima, non ha che tre porte ornate di fasce, variamente scolpite e ritorte in circoli intersecati con ordine e adorni di foglie, senz’alcun apparenza di cornicione. I due campanili piramidali, che sono ai lati della facciata, io li suppongo di un’epoca posteriore alla fabbrica, se non in tutto, almeno in gran parte, e tanto più me ne persuado; mentre è da prevedersi che vi fossero innalzati nel tempo stesso in che si procuravano a quella facciata nuovi ornamenti, come dalla iscrizione che si legge sopra la porta maggioreSopra la porta maggiore fu collocata nel 1510 la statua di Giulio II con due altre a questa laterali malamente scolpite e sotto di essa si scrisse – JULIO II PONT. OPT. MX. OB. | RESTITUTAM LIBERTATEM | ER SXPULSUM. TIRANNUM | ASCULANA. CIVITAS. STATUAM. HANC. CURAVIT. | AN SAL. MDX.. Sembra invero che molto si operasse perché le torri, o vi fossero poste, o si riducessero in una forma che desse maggior risalto alla facciata. L’antico campanile doveva esser piuttosto quello che rimane dalla parte
Saraceni, Storia d’Ancona, pag. 170.
Allorché san Francesco ritornò di Palestina fece restringere il convento ch’era troppo spazioso, e diede egli stesso il modello della chiesa. Vita di san Francesco del Recolletto Calippe padre Candido, Milano, 1760, tomo I, pag. 166.; quello di Forano presso la terra di Appignano nella diocesi di Osimo, che dicevasi allora della selva di RanieriCosì il Vadingo. In una carta dell’archivio di Santa Caterina di Cingoli numero 233 si legge un testamento del 1240 – Indict. XIII die 14 intrante Februar., regnante Domino Federico Rom. Imp. Thebaldus Alberti Rainaldi – dove fra gli altri si dispone del seguente legato – Item iubeo dari de bonis duas tunicas Fratribus; qui habitant in SILVA RAINERII, et dico unam tunicam quam Accursius Alberti debeat dare fratribus minoribus Sancti Francisci.
Compagnoni, Memorie della chiesa e de’ vescovi di Osimo, tomo II, pag. 265., e con questi molti altri. Ma si accrebbe vie maggiormente questo zelo, quando morto Francesco, si vide che la Chiesa lo annoverò fra santi suoi comprensori. Fu allora che si mossero quei di Osimo a fabbricare un grandioso tempio ad onore del loro fondatore, del quale non se ne conoscono più le antiche tracce che nelle volte della sagrestia, essendo stata ridotta nella forma in che si trova nel secolo XVIIISi ha un breve di papa Innocenzo IV dato da Lione sotto il dì 9 aprile del 1247, col quale questo pontefice concede ai Frati Minori di Osimo, che condonino quaranta giorni delle penitenze ingiunte a coloro che avessero fatte elemosine e contributi sussidi per la fabbrica della chiesa e convento di quel novello istituto.
Sbaraglia, Bollarium Franciscanum, tomo I, pag. 451 in fine.. Fu circa il 1295Cancellotti, Storia di S. Severino, manoscritto, pag. 139. Da un’iscrizione esistente sotto un Crocifisso dipinto nel coro s’impara che l’architetto fu un Maestro Antonio di Jacopo. che san Bonaventura, il quale reggeva il convento di San Severino, ottenne ricche largizioni dalla famiglia Smeduzia, e di queste si servì per eriggere quasi un nuovo tempio sulle rovine di altra chiesa dedicata a Santa Caterina, fin d’allora diruta. Mostrasi ancora nell’esterno imponente per la sua vastità e corrispondente nel gusto a quei principi che dagli architetti si pratticavano. Superava però ogni altro paese in quest’epoca Ascoli, che mentre nel 1262 edificava un grandioso tempio dedicandolo a San Francesco, ne affidava l’opera ad un suo nativo, quale era Antonio ViperaSi ha questa notizia da un libro manoscritto esistente presso i Minori Conventuali d’Ascoli dove si legge in fronte – Memorie del Convento di San Francesco d’Ascoli dal 1255 in poi. In fine è sottoscritto – Padre Antonio Corridori Cancelliere del Convento.
In altro manoscritto esistente nella libreria della famiglia Grassi che ha per titolo – Storia d’Ascoli – alla pag. 600 si dice che la famiglia Vipera, oggi estinta, era nobilissima, ed alla pag. 95 si narra che Bastiano Vipera conte nel 1144 con molti altri nobili della montagna tentò di prender la città, ma ne provò danno, mentre uscirono contro di esso i Parigiani, gli Odoardi, i Maroni, i Nobili, i Saladini, ed i Magliani., che al molto suo genio accoppiava nobilissimi natali. Sorge questa fabbrica isolata nella piazza detta del popolo. La sua facciata, semplicissima, non ha che tre porte ornate di fasce, variamente scolpite e ritorte in circoli intersecati con ordine e adorni di foglie, senz’alcun apparenza di cornicione. I due campanili piramidali, che sono ai lati della facciata, io li suppongo di un’epoca posteriore alla fabbrica, se non in tutto, almeno in gran parte, e tanto più me ne persuado; mentre è da prevedersi che vi fossero innalzati nel tempo stesso in che si procuravano a quella facciata nuovi ornamenti, come dalla iscrizione che si legge sopra la porta maggioreSopra la porta maggiore fu collocata nel 1510 la statua di Giulio II con due altre a questa laterali malamente scolpite e sotto di essa si scrisse – JULIO II PONT. OPT. MX. OB. | RESTITUTAM LIBERTATEM | ER SXPULSUM. TIRANNUM | ASCULANA. CIVITAS. STATUAM. HANC. CURAVIT. | AN SAL. MDX.. Sembra invero che molto si operasse perché le torri, o vi fossero poste, o si riducessero in una forma che desse maggior risalto alla facciata. L’antico campanile doveva esser piuttosto quello che rimane dalla parte
p. 33
[42]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci