Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
san Francesco. L’uniformità delle parti con quella di Ascoli ci fa così pensare, per quanto la mancanza di documenti non possa rendercene sicuri. Se però la nostra congettura venisse in appresso convalidata, non sarebbe questo che un nuovo argomento d’encomio ad un architetto, il quale seppe tanto avanzarsi nell’arte sua prima che si fossero nelle arti que’ lumi propagati che quasi un secolo dopo da che egli non era più, appunto si difusero.
Ora che abbiamo veduto come si erigessero nuove chiese e varie fabbriche a ricovero de’ seguaci delle diverse istituzioni religiose, non è da passarsi sotto silenzio che i monaci continuarono a spargere nelle provincie nuove famiglie, ad eriggere chiese e monasteri. I Farfensi, vacillanti nei loro domini, mentre ordinavano che si demolisse l’antica chiesa di San Severino presso Montelpare, ne rifabbricavano un’altra nel 1250 dentro la detta terra in un luogo detto tufoColucci, Antichità Picene, tomo XXXI, appendice al Codice diplomatico di Santa Vittoria, pag. 27. Colucci non seppe mai in qual luogo esisteva questa chiesa prima della sua riedificazione. La chiesa di San Severino era nel Montelparese, alla sinistra della strada che va verso Monte Rinaldo in una contrada detta oggi Butinè, in cui è la maggior possidenza de frati di Sant’Agostino di Mont’Elpare. Nel luogo di detto castello ora esiste un casino di spettanza di detti frati, e poco lungi si dissotterarono molti cadaveri con anticaglie che indicavano essere anteriori alla propagazione del cristianesimo in questi luoghi. Così lessi in una memoria che lasciò manoscritta l’abbate Valeriani di Mont’Elpare, e che mi fu data ad esaminare dal signor Michele Adriani di detta terra.; e non molto prima doveva essere stata fabbricata la chiesa di Santa Maria di Mont’Orso, che conserva anch’oggi la sua antica struttura, come si rileva dal codice diplomatico di Santa VittoriaColucci, Antichità Picene, tomo XXXI, pag. 29. Nel 1507 apparteneva questa chiesa al territorio di Mont’Elpare, i di cui confini furono fissati e ristretti stabilmente in quest’epoca. Nel territorio stesso di Santa Vittoria s’innalzava la chiesa della Trinità; e Morico, ch’era allora priore, nominava a rettore di questa un Crescenzio Morico. Non è però a negarsi che, mentre così operavano, diminuivano in qualche guisa nel loro potere; ed una prova che nel 1250 non erano più i Farfensi né in quella forza, né in quell’opinione che si trovavano nel secolo antecedente, è che dovettero soffrire quietamente che il papa assolvesse gli uomini di Santa Vittoria da una prestazione frumentaria, che facevano all’abadia di Farfa, concambiando questa con un modico canoneColucci, Antichità Picene, tomo XXIX, numero 47 dell’appendice., e non passarono appena cinquant’anni che questa giurisdizione temporale monastica cedette quasi intieramente alla Santa Sede, e Sisto V fu poi quello che la spense affatto. Se i Farfensi però cedevano in questa parte di provincia, erano nel loro miglior essere i monaci che abitavano i luoghi più prossimi ad Ancona. Sappiamo pertanto che ai 3 di dicembre del 1211 l’abate di Santa Maria del Piano, presso Jesi, assentiva che i suoi pagassero le gabelle al comune e prestassero omaggio al
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci