Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
vederli, si può dire, innestati con l’epigrafeVogel, Storie de’ vescovi di Recanati, manoscritto, pag. 35. Sopra la porta vi è la lapide che riferisco – A. D. MCCLIII II APRILIS. INDICTIONE II DOMINUS CARUS EXPLEVIT MAGISTER NICOLAUS ANCONITANUS FECIT HOC. che ricorda il tempo e l’artista. Fra moltissimi istituti monastici e regolari che si andavano estendendo in questo tempo, vi fu fra noi anche quello di San Silvestro, che avendo tratto i suoi natali nella nostra provinciaVedasi una dissertazione dell’abbate Vecchietti inserita nella Storia della chiesa osimana di monsignor Pompeo Compagnoni vescovo di Osimo., aveva dato in questi luoghi culla alla sua riforma. E non era passato gran tempo ch’egli aveva cessato di vivere quando i suoi compagni andavano dilatandosi, e ritrovarono mezzi onde fabbricare chiese e monasteri. Narra infatti il TurchiTurchi, Camerinum Sacrum, pag. 234. La chiesa è situata fra le selve attaccata ad una roccia. Essa fece parte dell’insigne monastero di Santa Lucia della stessa Congregazione de’ Silvestrini, situato entro le mura di Serra San Quirico. che nel 1291 quello stesso Ramberto vescovo camerinese, ch’era per ogni dove adoprato ad inaugurare nuove chiese nella sua diocesi, benediceva in quest’anno quella di San Bartolommeo fuori delle mura di Serra San Quirico alla parte occidentale, fabbricata per le cure del beato Bartolommeo, terzo generale della riforma silvestrina. E questo altresì doveva aver coadiuvato per un’altra fabbrica che si fece quasi nel tempo stesso pe’ suoi monaci a due miglia da Tolentino, in un luogo detto Sancti Mattei de Bura che più non esisteSantini, pag. 161. I Silvestrini lasciarono questo luogo nel 1527 all’occasione che si condussero in città, e presero ad ufficiare la chiesa di San Niccolò di Bari. Niuna di queste chiese regge più a nostri giorni.. Le due diocesi di Fermo e di Ancona, specialmente nel mille e duecento, erano vastissime, perché ad esse furono riunite molte chiese che avevano cattedra vescovile che poi decaddero colla distruzione della città ove i vescovi ebbero sede. Ancona riunì ad essa Umana e a Fermo s’incorporò la parte marittima della diocesi Truentina fra l’Elvino e il Tronto. Quella di Fallera e di Pausula furono unite per intero e si noti che la Pausulana doveva estendersi almeno al fiume Potenza, onde Macerata fu compresa nella Fermana. Per la distruzione poi della città di Potenza si arricchì anche di questa. Vastissima altresì era la diocesi di Camerino. Fu questa adunque una circostanza che molto contribuì ad eriggere nuove chiese in queste città ed i vescovi si trovavano tanto più nell’impegno di farlo, in quanto i monaci ed i discepoli de’ nuovi istituti religiosi ne davano ovunque l’esempio. Sarebbe fuor di luogo e ci porterebbe a troppo lungo discorso il voler qui narrare di tutte le chiese che si andavano erigendo in quest’epoca nelle diocesi sopraddette. Ci contenteremo pertanto di annoverarne solo alcune, sulle quali
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