Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
anni dopo che aveva compiuta quella di Fermo e sette anni da quella di Jesi. Si trovava egli in quel paese fino dal 1251 giacché sottoscrisse come testimonio la cessione del Cassero che fece al rettore della Marca, per ordine del Papa, il podestà di Penna. Da quest’epoca a quella in cui si ha il compimento della chiesa scorsero cinque anni, e vorrebbe ColucciColucci, Antichità picene, tomo XX, pag. 20. Codice diplomatico Pennese, appendice numero 4. che in tutto questo periodo fosse occupato Giorgio nell’erezione di quello edificio, ma osta al suo pensiero il vedersi che la radunanza del popolo, per la cessione del detto Cassero, si tenne in Ecclesia Sancti Joannis e le ragioni ch’egli adduce per abbattere questo argomento contrario non mi sembrano tali da potersi sostenere. Sarei pertanto d’avviso che anche quei di Penna si servissero del nostro architetto a que’ medesimi fini per cui già lo vedemmo tanto a Fermo che a Jesi. Molto vasta doveva essere questa pievania, giacché da pochi ruderi, che restano all’infuori dell’area di quella, che nuovamente si eresse nel 1736 si confronta la sua vastità, che presentasi ancora maggiore quando si considera ch’essa doveva contenere una popolazione ben ristretta qual è quella di Penna. Nell’architrave della porta maggiore si leggono le due iscrizioniEcco le due lapidi – IN NOMINE D. AMEN. HOC OPUS INCEPTUM FUIT TEMPORE D. GUALTERII PLEBANI – ET FUIT EXPLETUM TEMPORE DEI GRATIA PLENÆ MAGISTRO GEORGIO DE ÆSIO SUB ANNO DOMINI MCCLVI.
L’altra – A.M.D.C. DEIPARÆ – M.V. AC DIVI – JOANNIS BAPTISTÆ – PATRONI ÆDES – SACRÆ – EX VETUSTA IN HANC NOVAM – FORMAM CONSURREXERUNT ANNO DOMINI MDCCXXXVI.
, una delle quali rammenta l’antica fabbrica ed in essa a nome di Giorgio architetto sussiegue soltanto la cittadinanza jesina, dal che si può argomentare che grato a quei di Jesi dell’onore compartitogli tacque assolutamente in questo luogo la patria dov’ebbe i natali e si dichiarò solo jesino; l’altra poi ricorda la costruzione della nuova chiesa avvenuta come indicai nel 1736. L’alta torre di pietra cotta, che rimane a ridosso di questa fabbrica, è opera facilmente del secolo XIV. Danneggiata essa di frequente da fulmini, ebbe in varie circostanze considerabili restauri. Per quanto della chiesa di San Giovanni di Penna non cadesse qui il farne discorso, siccome non appartenne all’erezione od ampliamento che si fece in quest’epoca delle cattedrali, pure l’essersi adoprato in quella fabbrica un artista che può dirsi appartenente alla nostra provincia, giacché ebbe tanta parte in quelle di Fermo e di Jesi, ha fatto sì che devii per un istante
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