Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
restante della provincia, si mossero i monaci ad invocare il patrocinio di papa Alessandro IV, che si trovava in Anagni, perché eccitasse i fedeli all’erezione di una nuova chiesa; ed egli, corrispondendo a sì giuste richieste, pubblicò un breve col quale invitando le diverse comunità della Marca a concorrere per la costruzione di opera sì pia ne retribuiva loro larghe indulgenzeAlexander IV universis Christi fidelibus Firmanas Camerinenses. Recinetenses Civitates et Dioceses costituentibus salute.
Quoniam etc. cum itaque, sicut ex parte dilectorum filiorum abbatis et Conventus monasteri Sancti Catervi ordine Sancti Benedicti Camerin., Diocesis fuit propositum coram nobis, ipsius Æcclesiam praedicti monasterii nimia vetustate consumptam reparari incaeperit opere sumptuoso, et ad reparationem ipsius sibi proprie non suppetant facultates universitatem vestram rogamus monemus et hortamur in Domino remissionem peccatorum vobis injungentes, quatenus de bonis a Deo vobis collatis pias elemosinas, et grata ei ad hoc civitatis subsidia erogetis ut per subventionem vestram valeat reparari – Datum Anagninae III Kal. Decembris Pontifex nostri An. II.
Questo breve si conserva originale nell’Archivio de’ Canonici Lateranensi di Tolentino (al libro II, mazzo numero 36) che subentrarono in questo monastero ai benedettini.
Era questo uno dei tanti archivi della provincia, assai ricco di pergamene, ma purtroppo abbiamo ora a compiangerne la distruzione, essendo esso andato disperso nelle ultime luttuosissime vicende d’Italia.
Allorché fu fabbricata la nuova chiesa fu essa eretta in cattedrale e prese il nome di Plebs S. Mariae Tolentini – Io ritengo che alla parola Plebs possa darsi tal significato sull’autorità di diversi dotti archeologi. Il Ducange nel suo Glossario insegna – Plebs dicta est ecclesia cathedralis – e in un diploma di Carlo il Calvo per la chiesa di Parigi si ha – in honorem Sanctae Mariae Matris Domini nostri Jesu Christi et S. Stephani, quorum pignora in ipsa Plebe, vel in Ecclesia Parisiaca adunata quiescunt – Nell’Italia sacra si ricordano del secolo XI – Plebs S. Reparatae in civitate Florentiae, Plebs S. Mariae sita in civitate Senesi. Le quali chiese sono oggi appunto le cattedrali di Firenze e di Siena. Muratori, nel tomo VI, Antiquit Italici Medii Ævi, dissertazione 74, De Praec. et Plebs e nel Dizionario Enciclopedico alla voce Cathedralis, Tomo II, pag. 658, abbiamo – Il nome di cattedrale non è stato in uso, che nella chiesa latina e dopo il X secolo.
. Questa fabbrica che abbiamo veduto lungamente esistere fu da pochi anni distrutta, e sulle sue rovine si eresse la nuova cattedrale avendone di essa formato il disegno il vivente conte Filippo Spada di Macerata. Anche quella dedicata a San Flaviano di Recanati riconosce la sua erezione in chiesa vescovile dal 1240. La nuova fabbrica, stabilita circa il 1385 nel vescovato di Angelo, tolse ogni vestigio della vecchia chiesa, la quale, essendo troppo angusta e cedendo alla sua antichità, era prossima a rovina, per cui non possiamo qui che ricordare l’epoca in che essa fu costruttaUna chiesa dedicata a san Flaviano esisteva una volta nel territorio recanatese poco distante dalla strada che conduce in Osimo. Appena ora ne rimangono pochi sassi dispersi. Né si sa in qual epoca precisa fosse stata distrutta, ma si congettura che ciò avvenisse circa la fine del secolo XII. N’esistettero i ruderi fino al secolo XV, come si ha nel protocollo di Ser Antonio Gianni, anno 1415, pag. 83 – Fovea a grano in quarterio S. Marie ante Ecclesiam S. Flaviani veteris.
Wogel, Storie dei vescovi di Recanati e Loreto, manoscritto, pag. 27 e seguenti.
. Rammenterò in fine che al 1270 devono riferirsi i lavori che Margaritone di Arezzo fece nel duomo d’Ancona ed è probabile nella facciata, come già indicaiVasari, Vite dei Pittori, edizione di Milano del 1811, tomo I, pag. 263.
Baldinucci, tomo IV, pag. 56, edizione di Milano dei classici.
. I vescovi che attendevano alla nuova erezione delle chiese rivolgevano altresì le loro cure anche a render comode e decorose le loro abitazioni. Così si ha, per esempio, che facesse Bernardo I vescovo di Osimo ch’eresse il suo palazzo rivolto ad oriente, nel quale, secondo vien riferito da monsignor Zacchi (Catalogo manoscritto), si leggeva scolpita in una lapide la memoria – Ædes episcopales conditae fuere Anno Christianae salutis MCCIV. La qual opera può credersi che perfezionasse poi Giovanni II vescovo di Osimo, quando si voglia prestar fede ad una memoria che asserì aver letto l’arciprete Diotaiuti nell’archivio del Capitolo, nella quale dicevasi «Joannes Secundus Episcopus Auximanus pro tempore Bonifatii VIII Palatium Episcopale extruxit», che monsignor Compagnoni spiegò doversi intendere che Giovanni non fosse se non quello che perfezionò l’operaCompagnoni, Memorie della Chiesa e de’ vescovi d’Osimo, tomo III, pag. 55 e pag. 49, di questa parte di palazzo non se ne conserva più vestigio veruno. di già cominciata dal vescovo Bernardo. Come ancora deve ritenersi che in quest’epoca fosse di già costrutta la piccola chiesa di San Giovanni Battista, che rimane contigua al duomo ed al palazzo episcopale, dove
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