Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
compongono. Può ben credersi che anche i piccoli municipi imitassero le principali città. Fra essi non posso tacere di Penna, nel qual paese sembrami riscontrare un genio di eriggere nuove fabbriche superiore a quello di molte altre terre sue pari, mentre oltre all’essersi prescelto uno de’ più reputati architetti per la fabbrica della principal chiesa, si volle altresì che non fosse a questa minore di merito il palazzo municipale, il quale, se non possiamo più riscontrare qual fosse negli ornamenti, ci è però facile il farlo per quello riguarda l’ampiezza, imperocché sappiamo ch’esso aveva un’area tale che fu capace di contenere e l’attuale convento de’ padri francescani, ch’ebbe principio nell’anno 1457, ed il teatro che fu più recentemente erettoColucci, Antichità Picene, tomo XX, pag. 93 e tomo XXX, pag. 28.
Sopra la porta dell’attuale teatro, che fu quella che introduceva al palazzo municipale, ancora si legge – IN DEI NOMINE AMEN F. F. H. PALATIUM TEMPORE NOBILIS VIRI D. PLACENTINI D. THOM. DE OFFIDA INCEPTUM DIE V MEDIO ET FINIT (CUM) V DIE SEPTEMB. SUB ANNO MCCLXXVI INDICT III.
. A questi monumenti di patria grandezza avrei pur voluto che mi fosse dato di ritrovare memorie che m’istruissero di fabbriche di diverso genere sorte a publica utilità nella provincia che noi scorriamo. Ma meno della così detta fontana di Lelia, esistente anch’oggi a Fermo, ho trovato poche altre indicazioni le quali mi rendano certo che molte se ne costruissero, sebbene una facile congettura ci possa indurre ad affermarlo. La lapideANNO MILLENO CENTUM BIS ET OCTOQUE DENO CUM SEXTUM STANTE QUINTILI MENSE MORANTE HIC FONS EST FACTUS CUM MARIS EST PERACTUS CUM FIRMO PRÆSTAS VENERANDA POTESTAS QUIRINORUM DOMINUS THOMAS VENETORUM. che tuttora si legge in quella di Fermo, e che io trascrivo in appendice, ci assicura che la detta fonte Lelia rimonta al 1280, come altresì al 1268 deve ascriversi il ponte che si eresse sul fiume Chiento, presso Tolentino, che rende comodo il passaggio agli abitanti dei castelli posti sui monti che attorniano questa città. Fu eretto col disegno di un Bencivegna architetto, nativo di Tolentino, che volle lasciarne memoria in una pietra scolpita, la quale ancora si legge sotto l’arco del detto ponte. Celebratissimo è un tal lavoro dagli scrittori patriCompagnoni Pompeo seniore, Regia Picena, pag. 215.
Santini, Storia di Tolentino, pag. 125.
Versi di Benedetto Silvio, codice manoscritto. Zani, Enciclopedia Metodica, Bencivegna, Bentivegna o Bentivegnia Casola – Questo è il ponte che da Tolentino conduce a San Ginesio – ANNO DOMINI MILLESIMO DUECENTESIMO SEXAGESIMO OCTAVO TEMPORE DOMINI CLEMENTIS IIII, ET VENERABILIS DOMINI – MANFREDI RECTORIS MARCHIÆ ANCONITANÆ, ET DOMINI LEOPARDI DE AUXIMO POTESTATIS TOLENTINI QUI HOC OPUS FIERI FECIT TEMPORE SUI REGIMINIS. HOMO BENIGNUS. PROBUS EST FACTUS LEOPARDUS DE AUXIMO. NOMINE DICTUS SIT BENEDICUTS IN COELIS – LEOPARDUS NOMINE FELIX BENTIVEGNA OPERARIUS PONTIS HUJUS ET DEI FAMULUS.
È rimarcabile, che questo ponte venne eretto nell’anno stesso in cui questo Manfredi vescovo di Verona e Rettore della Marca fu di ritorno da durissima cattività sofferta per opera de’ nemici della Santa Sede Apostolica. Vedi Compagnoni juniore, Storie della Chiesa e de’ Vescovi di Osimo, tomo II, pag. 304.
, e Benedetto Silvio poeta del secolo XVI ne lasciò questo distico:
«Et Pontem, cui non similem Picena videre Terra nequit, patrio flumine conspicuum».
A coloro che nell’architettura si applicarono in questo tempo non dovevano essere straniere le cognizioni che quest’arte fornisce per ben garantire i paesi dalle incursioni che i nemici facevano; ed a tal difesa dovevano ben essere preparati i nostri,
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