Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 1)
Di Hilio Capo [vacat]. Questa logra e picciola moneta che è di messer Antonio antiquario è delli Hiliensi, secondo la parola scritta dall’uno e l’altro lato di essa medaglia. Nella quale da ’na banda è la effigie torrita di Cibelle e dall’altra è la statua di Attis suo amoroso, di cui avemo scritto altrove varii oppenioni, de’ quali alcuni replicaremo qui brevemente. Sono alcuni, come è Macrobio, che figura Attini esser la stagione cioè che Cibelle quando perdé il suo amoroso e lo piagne, vol dire che Cibelle, cioè la terra, perde la possanza del sole dell’emisfero dell’universo in questo globo, e passa nell’antipodi. Ma Diodoro Siculo la racconta in diverso modo, non tanto favoloso, l’istoria del pianto e morte di Attis, ma perché n’avemo scritto come passasse la cosa nelle dedicazioni deli dei qui mi pare tacerla e raccontar altre cose le quali scrisse Hermisianace poeta elegiaco, il quale disse che Attis fu figliuolo di Calai uomo di Phrigia, e questo fanciullo fu molto amato da Cibelle o vero madre Phrigia, tan[to] che la cosa venne a tanto onore per lo favor fattogli da quella dea, che Giove se ne segnò et in dispreggio di lei mandò in Lidia un cinghiale molto feroce che tutto il paese disertava di uomini e d’altre cose necessarie. Onde li Galati che abitano circa Pessinunte s’astengono di toccar porco alcuno, per rispetto di Cibelle, imperoché per questo li Pessinuntii e li Syrii tutti e li convicini non mangiavano porco. Altresì sono che favolano che Giove dormendo si curruppe in sogni, essendo sparso il seme in terra in certo tempo ne nacque un demone tenuto d’incerto genere, perché costui aveva l’uno e l’altro sesso a guisa di Hermaphrodito figliuolo di Mercurio, ch’era maschio e femina [...]. Di Hilio Capo [vacat]. Questa logra e picciola moneta che è di messer Antonio antiquario è delli Hiliensi, secondo la parola scritta dall’uno e l’altro lato di essa medaglia. Nella quale da ’na banda è la effigie torrita di Cibelle e dall’altra è la statua di Attis suo amoroso, di cui avemo scritto altrove varii oppenioni, de’ quali alcuni replicaremo qui brevemente. Sono alcuni, come è Macrobio, che figura Attini esser la stagione cioè che Cibelle quando perdé il suo amoroso e lo piagne, vol dire che Cibelle, cioè la terra, perde la possanza del sole dell’emisfero dell’universo in questo globo, e passa nell’antipodi. Ma Diodoro Siculo la racconta in diverso modo, non tanto favoloso, l’istoria del pianto e morte di Attis, ma perché n’avemo scritto come passasse la cosa nelle dedicazioni deli dei qui mi pare tacerla e raccontar altre cose le quali scrisse Hermisianace poeta elegiaco, il quale disse che Attis fu figliuolo di Calai uomo di Phrigia, e questo fanciullo fu molto amato da Cibelle o vero madre Phrigia, tan[to] che la cosa venne a tanto onore per lo favor fattogli da quella dea, che Giove se ne segnò et in dispreggio di lei mandò in Lidia un cinghiale molto feroce che tutto il paese disertava di uomini e d’altre cose necessarie. Onde li Galati che abitano circa Pessinunte s’astengono di toccar porco alcuno, per rispetto di Cibelle, imperoché per questo li Pessinuntii e li Syrii tutti e li convicini non mangiavano porco. Altresì sono che favolano che Giove dormendo si curruppe in sogni essendo sparso il seme in terra in certo tempo ne nacque un demone tenuto d’incerto genere, perché costui aveva l’uno e l’altro sesso a guisa di Hermaphrodito figliuolo di Mercurio ch’era maschio e femina [...].
p. 72 [c. 335v]