Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Nella medesima stanza così da parte in un altro quadretto era la medesima Venere con una bella e vaga ligatura in testa, e stando in piedi aveva tolto l’arco e la faretra a Cupido e se li aveva posti sotto de’ piedi e aveva cavata una saetta dal carcasso [...]. Queste erano quelle pitture delle quali se n’è potuto dire alcuna cosa, per ciò che ve n’erano dell’altre ma guaste dal tempo. Quanto fusse stata variamente dipinta Venere si può vedere e nelle sculture de’ camei, ne’ marmi antichi e nelle pitture e presso de’ scrittori. Claudiano tra gli altri dice che Venere siede sopra un bello et indorato seggio componendo le sue vaghe e bionde trecce, avendo le Grazie d’intorno, le quale l’una sparge il nettare soave su l’indorati capelli, e quelli l’altra Grazia li scioglie e distende con lo pettene eburno, e poscia l’accoglie l’altra, con la bianca mano gli annoda et avvolge suavemente.
p. 120
[c. 173r (=p. 339)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023