Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Perché credevano che predicasse le cose dubiose, lo facevano da vaticinatore a cui mettevano in mano il lauro e la tazza, il tripode col dracone al lato, coronato di lauro, come stavano attorno al tripode tutti quelli che volevano dimandar consigli. Per questo, secondo la operazion del demonio e secondo la ignoranza de’ sciocchi uomini, insensatamente aspettavano quegli le risposte le quali dava dubbiose, secondo la falsa disciplina dell’ingannatori sacerdoti, i quali fintamente come l’avesse comandato Apolline volevano che s’adorassero e credessero come la propria bocca del dio li avesse parlato, né si vergognavano, come dice il divo Grisostimo, di credere alla sacerdotessa che a guisa di pazza arrabiata, con la bocca piena di spuma, con la fica sul tripode, predicasse quel che i miseri adimandatori credevano, e per pegio i sacerdoti aveano trovato che si adorassero i legni per comandamento della Pithia, et insino alle pietre, all’ucelli e le cepolle fecero dii, negando il libero arbitrio [...].
p. 149 [c. 234r (=p. 460)]