Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
[...] Onde bene disse il Petrarca: Amor piangeva et io con lei talvolta. Si vedeva in un altro intaglio che a pié di un colle usciva un fonte, come di perpetua noia, o pure di perpetua voglia di quella focosa sete che non si estingue e che cresce nell’amare, di cui gli Amori prendeno con le tazze quel che ne usciva, e le porgeva a molti che quivi venivano a gustar di quella beanda, alcuni ridenti partendosi dopo l’aver beuto, altri piangendo si partivano, altri saltanti et alcuni scapegliati e mesti parea che andassero con le mani in croce e chiare, alcuni pelandosi le tempie dimostravano di battersi. Il custode del fonte era Priapo che sopra del fonte su un sasso a guisa di un termine appoggiato s’alzava il seno pieno delli frutti amorosi, siché quivi in questo intaglio le strane e varie oppenioni dell’amare si mostravano a chi dolce et a chi amare erano al gusto. [...]
p. 185 [c. 302v (=p. 598)]