Ligorio, Pirro

Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Or per grazia del nostro Salvatore siamo liberati dalla confusione e falsa religione, e dalla falsa oppenione di quei scelerati sacrificii, ancora che allora non mancasseno di quegli che dissero contro de’ falsi riti e non erano fuor di ragione, perché conoscevano ch’era bene essaltar la virtù e gloria dell’uomini con onorarli di statue, ma non accettavano in quelli la deità o, come noi facemo, la deità di quelli dispreggiavano. Ma tornando all’imagine di Apolline, raccontaremo di quella imagine di pietra negra che è molto bella, locata nel grande e bello palazzo di casa Farnese, la quale è granda assai più che non è la grandezza naturale, e dicono alcuni, ma ignorantemente, che è statua di Hermaphrodito, e credono che sia di parangone; né si accorgono che l’una e l’altra è buggia espressa, parturita da quelli che poco hanno l’antiche cose osservate. Egli non è di pietra di paragone, per non esser come è sudetto di calco, ma di gran sasso del marmo niliaco. Non è Hermaphrodito perché ha la lira, et è Apolline, ma costoro si sono ingannati dalla considerazione sciocca che ne fanno per avere il membro virile e la vulva di femina, ma questo è perché Apolline significa con la sua sifatta imagine esser tutti gli dei maschi e femine, o pure perché egli e i maschi e le femine alimenta, e con ciò sia che egli è il Sole che tutte le cose governa, nelle stelle e nella terra, da egli viene il calore generativo delle cause terrene, perché e lo suo calore move et ingravida la terra, e falla parturire secondo l’ha composto quello che ha fatto il sole e l’altre potenzie. Nel colle Aventino a questi giorni, presso dove fu il tempio della Libertà, fu trovata una imagine di Apolline che avea posto il turcasso e l’arco con la sua lira. Nel giardino di Belvedere nel Vaticano è la imagine di Apolline, molto leggiadramente sculpita, la quale tira l’arco, come che egli demostri saettare il pythone serpente da lontano. Questa è tutta gnuda con certe belle scarpe impiedi, fatte con bei legamenti di corregioli, ha il suo mantello gittato su la spalla sinistra, et appoggiandosi sul piede spinge innanzi il braccio con cui avea l’arco e con l’altra mano demostra aver tratto la saetta con una movenzia che veramente vi si vede quella enargia che si ricerca ad un che ha saettato e riguarda ove il colpo ferisce, nel resto è del marmo pario con la faretra appesa al collo, la quale imagine fu portata a Roma secondo alcuni dicono dalle rovine di Anzio, ma nel vero fu trovata nella casa Flavia ch’era sul colle Quirinale dove si chiamava Malumpunico.
p. 37 [c. 46v (=p. 88)]