Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Della Temperanzia. La separazione delli effetti della virtù separatamente causano diverse dee e diverse imagini. La terza donzella di quella pittura, dice Eustathio, era la Temperanza, che manifestamente dimostrava com’ella fosse piena di gravità non solamente nelli sguardi, ma ancora in tutte le sue vestimenta. Avea in capo una corona, non già contesta di pietre preciose, né di perle come la Prudenzia, ma di foglie e di fiori, se non che in uno parte erano rase, o fusse perché il pittore non se lo ricordasse, o pure perché i colori dell’altre foglie e de’ fiori che molti e varii erano avanzasseno i colori delle rose. Avea la capillatura non molto lunga, percioché era involta intorno alla corona, onde l’ornamento di quella bianco era tale qual usano le spose, il qual suole lor coprire alquanto la fronte. Dopo i suoi vestimenti erano sottilissimamente lavorati a sembianza di rete bianca, la quale essendo di mediocre longhezza e larghezza tutta per insino ai piedi la copriva. Con la man destra, la quale con leggiadria s’appoggiava al petto si copriva la destra mammella. Le dita bellissime riposte su la poppa sinistra quella ascondevano, di modo che a viderla direti che la fanciulla fosse stata senza poppe dipinta. Parimente con l’altra mano teneva il vestimento avanti le coscie, percioché Borea pareva che nella fronte di quella soffiasse, in modo che la più parte del vestimento era involto nei calcagni, onde egli espressamente si comprendea la gravità di costei, la furia del vento e la sottigliezza del vestimento, e per conseguente la dilicatezza del corpo di essa si scorgeva [...].
p. 54
[c. 69r (=p. 131)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023