Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Di Ercole e di Amore e del Sole. Erano in certe antiche pitture nel colle Aventino, spianate cavandovi i bastioni, di molte cose di Ercole e di Amore e del Sole. In uno triangolo della lunetta del volto della stanza era Ercole assiso e tutto pensoso, appoggiato sopra del ginocchio, il gomito destro e la mano alla guancia; gl’Amori gl’erano attorno, l’uno avea la clava da ’na parte presa, e l’alzava su la spalla dell’altr’Amore; il terzo s’era involta nella pelle del leone la quale era sotto il scoglio dove di sopra Ercole sedea, e l’Amore si sforzava di rapirla e tirarla via. Dall’altro triangolo appresso (che dodici erano in tutta la stanza) era Ercole impiedi, che uccideva la Hydra con la mazza, et il sole con l’arco saettava la medesima Hydra con molti capi, e la Luna incendeva con una facella le pieghe delle saette. Nel terzo era Ercole che, avendo preso un leone per lo collo, lo stringeva e soffocava, e la Luna gli tirava su le coste dell’animale istesso con la saetta. Nel quarto era Ercole che zappava la terra con un bidente e ’l Sole arava con un paio de buoi e la Luna seminava, col grembo pieno di diversissimi semi. Nel quinto triangolo era Amore che arava la terra con un paio de buoi e gli altri duo Amori erano accavallo a essi animali con le sferza in mano e co’li stimuli acuti, di sopra erano assedere tre dei, Giove nel mezzo, a destra Ercole, a sinistra Iunone, e il Sole e la Luna con cani et archi e saette andavano cacciando tra certi arbori cervi e leoni. Il Sole feriva la cerva e la Luna il leone. Dentro del sesto triangolo si vedeva Ercole che saettava Nesso centauro che avea su la groppa Deianira, et Amore incendeva con una facella il petto di Nexo. Poscia nel settimo si vedeva Ercole che con la mazza uccideva alcuni giganti mezzi uomini e mezzi draconi, dalle parti da basso. Giove da una torre fulminava i medesimi Giganti, la Luna gittava sopra di essi facelle accese, et il Sole li saettava dalla cinta della medesima torre. Ingombrava tutto l’ottavo triangolo la pittura di Ercole che uccideva i cavalli di Diomede i quali percuoteva con la clava et Iolao l’incendea con la facella quando voleano fuggir le forze di Ercole che li bastonava. Il nono luogo avea Ercole con uno vaso in mano e la mazza in spalla e la pelle del leone per coprimenti, avendo il teschio in capo e le zampe ligate nel mezzo, Ercoleresto la pelle gli faceva mantello, e acanto assise erano sei sorelle che cantavano, cioè le Atlantide. Poi nel decimo era Ercole che teniva il cielo in spalla et Atlante con li raggi in testa a guisa di un sole barbato e vecchio gli aiutava e gli dava luogo di levarsi quello in spalla, ove ancora era il Sole e la Luna in aere con le facelle in mano: il Sole era un giovenetto con li raggi in testa, tutto ignudo, sul carro tirato da quattro cavalli; la Luna sul carro tirato da duoi tauri con la Luna cornuta in fronte. L’undecimo conteniva Ercole che avea in spalla un porco vivo et il Sole e la Luna saettavano cervi, leoni e leperi con alcuni arbori. L’ultimo triangulo da ’na parte era Ercole che montava su un scoglio sopra del quale era Apolline con la cetra e con li raggi in testa, che porgeva la mano ad Ercole e di dietro ad Ercole seguiva Iuventa, con un canestro de frutti e dopo questa seguivano le tre Hore con le ale alle spalle e con panieri de frutti in mano; dalla radice del scoglio
p. 83
[c. 116r (=p. 225)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023