Ligorio, Pirro
Antichità di Roma (Napoli, vol. 3)
Di Hercule et Anteo. Era in Belvedere nel sacro palazzo di San Pietro un Hercule grande e fragmentato che tiene Anteo, certamente opera nobilissima e degna di laude, perché era d’una meravigliosa maniera, perciò che molto bene demostrano quella forza de’ muscoli rilevati che si conviene ad Ercole. E l’Anteo molto bene anco dimostrava la sua parte moribonda; ma lo male pensiero de’ moderni l’ha tolto via dal sudetto luogo et condottolo nella villa Iulia dove da uno poco accorto scultore è stato rinovato et retoccato, parendogli che fusse un poco locorato, ma se il tempo l’avea offeso del lustro solo della pelle, il gentil scultore l’ha scorticato affatto. Ora quest’ultimo atto di Ercole che con le braccia crepa Anteo significa la forza del sole che leva i vapori di terra, e li sforza e dissipa, spargendoli per diversi campi o pure, come vogliono altri, che significa la forza della filosofia, la quale leva ogni peso dalla difficultà delle cose terrene e ne conosce il fine, il principio, l’augumento, et è quella che desbriga et intende la maggioranza delle cause, e termina le scienze, le oppenioni, l’intelletto, il pensamento, la imaginazione, la contemplazione et altre simili appertenenze che tutte per essa si vengono a conoscere. Quivi ancora è un’altra statua di Ercole intera senza mancamento alcuno, che è dell’Ercole Romano Commodiano, con ciò n’ha che la sua effigie, sì bene è ornata da Ercole, ha la faccia di Marco Commodo imperatore, il quale si appellò Ercole, come dice Xiphilino, Dione Niceno e Spartiano. Egli tiene del braccio un fanciullo assiso su la pelle
p. 85
[c. 117r (=p. 227)]
Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ligorio, Pirro, Antichità di Roma (Napoli, vol. 3), Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XIII. B. 3
Edizione digitale
Acquisizione
Carmelo Occhipinti
Codifica
Carmelo Occhipinti
Revisore
Carmelo Occhipinti
Data di pubblicazione
13/6/2023