Ricci, Amico

Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
Nella facciata di questa chiesa leggiamo in caratteri romani, scolpiti in due diverse pietre quadrate, l’anno in che quest’edificio può credersi avesse origine. Gli annalisti camaldolesiAnnali Camaldolesi, tomo II, pag. 140.
Nel 1828 soffrì questa chiesa rimarchevoli variazioni, ordinate specialmente da papa Leone XII. Nel principale altare di questa chiesa esiste un quadro rappresentante Cristo Crocifisso, santa Maria Maddalena, sant’Agostino e san Girolamo dipinto con ragionevole e franco disegno, ma debole nel colorito. In un angolo vi si legge: Damianus. Cinis. ff. Anno 1562. In questo luogo visse lungamente il santo monaco Domenico Loricato, ad onore del quale si eresse una cappella, ed il cardinal Doria commendatario di quest’abazia ne fece fare, nel compirsi del passato secolo, il quadro che lo rappresenta da un mediocre pittore romano.
ribattono l’opinione di Jacobello, che dice fabbricato questo monastero nel 1143, costando chiaramente da san Pier Damiano la maggior antichità di questo luogo almeno di un secolo. Fra quanti cenobi monacali vanti la Marca, quello che merita maggiormente la nostra attenzione si è in Valle di Castro non lungi da Fabriano, dove sappiamo che san Romualdo aveva fondato un eremo e fors’anche un monastero, ma di rozza figura, prima che partisse per l’Ungheria. Il conte Ferolfo, signore di questo luogo, servendosi dell’opera di un maestro Tebaldo architetto, fu quello che fondò la fabbrica che ancor’oggi si vede, e la storia di sua edificazione l’abbiamo da FortunioFortunio, Vita di San Romualdo, lib. I, parte II, capitolo XVII., come ancora se ne vedevano effigiati diversi fatti relativi, oltre varie gesta del santo, nell’antico cenacolo de’ monaci; le quali pitture giudicate del secolo XV osservarono a mal essere ridotte e descrissero i padri Mitarelli e Custadoni, onde di esse se non ne abbiamo più le impronte, almeno ce ne rimanesse la memoriaAnnali Camaldolesi, tomo I, pag. 277. Nella fabbrica annessa alla chiesa si vedono antiche costruzioni, segnatamente in un corridoio alcune umili celle, fra le quali se ne addita una, in cui dicesi abitasse il patriarca San Romualdo.
Turchi, Camerinum Sacrum, pag. 117.
. Sarebbe stato ad augurarsi che altrettanto avessero fatto per la chiesa, ove erano parimenti molti dipinti che di recente s’imbiancarono. Anche la chiesa sudetta, che forma una croce latina, ebbe ad avere variazioni diverse. Di questo stile, e forse opera del medesimo Tebaldo, possiamo dire essere stata la chiesa di Santa Maria e di San Pietro nel territorio fabrianese. Quella però di Sant’Elena, che rimane presso il fiume Esino, e che per testimonianza di san Pier Damiani porta l’epoca del 1009 incirca, è una delle prime che nella nostra provincia si discosta dalla semplicità del Romanicogotico antico, e ci presenta qualche cosa della seconda maniera nella tribuna. Essa rimane a tre navate costrutta di pietre quadre con archi a tutto sesto, con spaziosa tribuna, per la quale si ascende per vari gradini. Prima del Mille, un semplice gradino divideva lo strato della chiesa dal presbiterio. Volendosi quindi alzare la tribuna, o per maggiore apparenza, o per dare agio maggiore di pratticare sotto le cripte, il numero dei scalini fu accresciuto sopra la decina. Il primo intendimento ebbe
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