Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
eccezione veruna Marca Anconitana. Il loro possesso durò finché Innocenzo III e Gregorio IX forzarono le cose in tal guisa, che tolta ad essi questa sovranità ne ripresero il potere a favore della Santa Sede, secondo narra Riccardo da San Germano ed il Cardinal d’Aragona nella vita di Gregorio IX.
Ognuno, che abbia scorso la storia del Medioevomedio evo conosce quanto fosse contraddittoria la condotta di questi piccoli tiranni, i quali mentre facevano degli uomini e de’ paesi come un mercato, dedicavano molte delle ricchezze acquistate in onore ed in decoro della religione. Di ciò ne abbiamo un esempio in Marco-Aldo, che ad un figlio di Guarniero, detto Gualterio, donò la terra e castello di San Ginesio, che governò con infamiaSeverini Marinangelo, Storia della terra di S. Ginesio, manoscritto, pag. 19., mentre quasi nel tempo stesso, o poco prima, il padre eriggeva un grandioso monastero ed una chiesa corrispondente nel territorio d’Urbisaglia, che fu detto poi di Chiaravalle di FiastraNell’archivio di Tolentino trovasi un diploma dato da Guarniero nel 1142, dove dice di fabbricare un’abazia sotto il colle alto per i monaci di Chiaravalle ad istanza dell’abate Brunone, o Bernardo. Da questo diploma si riconosce che la fondazione di questo monastero è anteriore al 1142, anno in che ne fece la solenne consegna. Di questa scoperta siamo debitori all’abate Turchi, il quale inserì il detto diploma nell’appendice numero 81 nel suo Cammerinum Sacrum. I monaci lasciarono quest’abazia, e ne furono surrogati i gesuiti nel pontificato di Gregorio XIII, e la ritennero finché venuta la loro soppressione, per decreto di papa Clemente XIV, l’ottenne da successori di questo pontefice il marchese Bandini da Camerino..
Il monastero perdette ogni forma dopoché fu adattato a diversi usi. Non avvenne però così della chiesa, la quale si presenta maestosa e magnifica, e se in qualche parte soffrì variazioni non sono però tali da non farci travedere qual fosse nella primitiva sua costruzione. La vediamo sostenuta da que’ pilastri che sono smisurati in proporzione dell’area. Si fabbricava questa in quel torno in che gli architetti, mancando di colonne, perché le antiche si erano quasi tutte adoprate, ricorsero a pilastri di smisurata mole, ora quadrangolari, ora poligoni, come sarebbero questi, ai quali piantarono in capo fogge strane di pretesi capitelli carichi d’intagli, di fogliami, e di altro genere di cose sconosciute ne’ tempi d’una savia architettura. Ed ecco come a poco a poco incominciò ad introdursi anche nella nostra provincia il gusto dei Normanni, i quali avendo a noia la severità e la gravezza dell’antico stile, per rendere eleganti gli edifizi, presero ad imitare i rabeschi ed i tritumi degli Arabi; e questi sono di tal sorta, presentando ognuno ornamenti diversi. Le colonne ancora che s’impiegarono al solo effetto di sostenere un peso, vennero in moda di semplice ornato, e tanto si moltiplicarono che per accrescere il numero di uno spazio ristretto si
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci