Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
è facile il crederlo. Non incominciamo però a trovarne memoria che nel 1227. Per opera di un Giorgio da Como (detto ancora di Jesi, forse per averne avuta la cittadinanza) si proseguì il lavoro che erasi di già cominciatoA. D. MCCXXVII BARTOLOMEUS MANIONARIUS HOC OPUS FIERI FECIT PER MANUS MAGISTTRI GEORGI DE EPISCOPATU COM.. Potrebbe dar luogo a qualche dubbio, s’egli fosse quello che ne fornisse piuttosto un nuovo disegno, il vedersi ricordate nella lapide le parole hoc opus fieri fecit, mentre dal tempo in che venne ai fermani l’invito di Alessandro III (per quel che sappiamo), sino alla fabrica del duomo incominciata, era già scorso quasi un secolo, onde poteva essere il primo impianto ridotto a tale deperimento, che di uno nuovo si abbisognasse; e per quanto sia la nostra una mera congettura, apparirà nondimeno assai più probabile di quella >dell’abbate CatalaniCatalani, De Ecclesia Firmana, pag. 36., il quale vorrebbe che Giorgio non fosse l’autore che del pavimento a mosaico, che rimaneva nella tribuna. Imperocché per dar fondamento a questo suo pensiero dovrebbe essere stata la lapide collocata nel luogo dove rimaneva il supposto lavoro; ma trovandosi invece stabilita nella parte esteriore e più elevata della facciata, dimostra che in quell’espressione, hoc opus fieri fecit, debbasi intendere o l’intera fabbrica del tempio, o per lo meno qualche gran parte di esso aggiunta per mezzo suoSecondo il Lami (Antichità Toscane, lezione IX) le voci aedificare – construere – facio non debbono sempre prendersi strettamente per denotare nuova fabbrica, ma importano bene spesso o una restaurazione, o una fortificazione, ed Ulpiano spiega – Ædificare autem non solum qui novum opus molitur intelligendus est verum id quoque vult reficere. Che il duomo poi fermano fosse terminato allorché il nominato Giorgio viveva non è a credersi, tanto per una certa differenza che nasceva fra la parte interna ed esterna che dava a conoscere non essere l’edificio opera né di una sola età, né di un solo architetto; e per i documenti che abbiamo, i quali ci provano che la fabbrica ancora si proseguiva circa il 1360. Nel primo libro dello statuto di FermoStatuto Fermano, rubrica 1 e 2. Da tempo antichissimo Fermo aveva il suo statuto o raccolta di leggi municipali. Difficile è precisare l’epoca in che fu formato la prima volta. Rimane solo a congetturarsi se ella fosse una di quelle città, che profittasse della concessione ch’ebbero moltissime altre d’Italia nel 1185 dopo la pace di Costanza, nella qual epoca Federico I permise che le città suddette avessero statuti municipali.
La rubrica II del libro II porta la data del 1369, ond’in quell’anno esisteva già un qualche volume di queste leggi.
Nel 1506 dal Consiglio Generale di Fermo fu deputato Marco Martelli oriundo di Petriolo, patrizio di Fermo e cittadino di Venezia (nella qual città ebbe lungo domicilio) a collazionare i codici del vecchio statuto, emendarli e riformare le leggi. Soddisfece a tal incarico questo celebratissimo giurisconsulto, compilando quasi un nuovo statuto che resse fino all’epoca repubblicana cisalpina, ed ebbe cura della stampa che ne eseguì in Venezia nel 1507. si trova una legge che determina il modo di solennizzare la festa dell’Assunta, ed è rimarcabile la prescrizione che vi è di offrire delle pietre perché si prosegua la fabbrica del duomo, come altresì si trova una risoluzione del consiglio di Fermo sotto il giorno 14 febraro del 1391 di fare un’apertura nella confessione del duomoCatalani, De Ecclesia Firmana, pag. 37.. Ed in fine nell’archivio dei canonici si ha che un tal Gentile ed un fermano Migliorati danno in dono nel 1429 molti quadri di marmo, i
La rubrica II del libro II porta la data del 1369, ond’in quell’anno esisteva già un qualche volume di queste leggi.
Nel 1506 dal Consiglio Generale di Fermo fu deputato Marco Martelli oriundo di Petriolo, patrizio di Fermo e cittadino di Venezia (nella qual città ebbe lungo domicilio) a collazionare i codici del vecchio statuto, emendarli e riformare le leggi. Soddisfece a tal incarico questo celebratissimo giurisconsulto, compilando quasi un nuovo statuto che resse fino all’epoca repubblicana cisalpina, ed ebbe cura della stampa che ne eseguì in Venezia nel 1507. si trova una legge che determina il modo di solennizzare la festa dell’Assunta, ed è rimarcabile la prescrizione che vi è di offrire delle pietre perché si prosegua la fabbrica del duomo, come altresì si trova una risoluzione del consiglio di Fermo sotto il giorno 14 febraro del 1391 di fare un’apertura nella confessione del duomoCatalani, De Ecclesia Firmana, pag. 37.. Ed in fine nell’archivio dei canonici si ha che un tal Gentile ed un fermano Migliorati danno in dono nel 1429 molti quadri di marmo, i
p. 40
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci