Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
Ne dava un esempio Ancona, la quale invitava Margaritone d’Arezzo onde formasse il disegno di un nuovo palazzo per residenza de’ suoi governatori; e siccome non era nello scolpire meno esperto che nell’architettura, affidava ad esso l’esecuzione de’ bassorilievi delle finestre, dove avevansi a figurare diverse storie dell’Antico Testamento. Era il suo nome onorato in tutta Italia, e per i lavori eseguiti nella sua patria, dove non meno delle due arti per cui gli anconitani lo chiamavano, aveva altresì esercitato la pittura, ed in essa fra quei che lavoravano alla greca fu detto de’ migliori; e per le pitture, ancora, che fece in Firenze ed in fine per Roma, dove ottenne i particolari encomi del pontefice Urbano IV che lo aveva chiamato. E potremmo dirci ben soddisfatti se ancora esistesse almeno in parte questo palazzo, il quale coll’andar del tempo soffrì variazioni così rimarcabili da non poter più scernere quello che si fosse, allorché da fondamenti nacque. Resse per altro lungo tempo, giacché i maggiori restauri non ebbero effetto che nel 1564, allorché reggeva la nostra provincia nella qualità di preside san Carlo Boromeo. A questi restauri però ne succederono altri nel 1647, epoca in che si perdette ogni traccia dell’antica fabbricaVasari, edizione di Bologna del 1647, tomo I, pag. 34.
Baldinucci, edizione di Milano dei Classici, tomo IV, pag. 16.
Saraceni, Storia d’Ancona, pag. 177 e pag. 367.
Nel 1564 essendo san Carlo Borromeo presidente d’Ancona fu restaurato il portico del palazzo e se ne lasciò in una pietra scolpita la seguente memoria – CAROLO CARDINALI BOROMÆO PRÆSIDE TRIVULTIUS GUALTERIUS VERBERETANUS LOCUMTENENS – PORTICUM SITU, ET SQUALORE PONE OBRUTUM AD PUBLICAM UTILITATEM RESTITUI CURAVIT ANNO MDLXIV.
La facciata, le scale e la sala furono rinnovate nel 1647.. Ad Ancona tenne dietro Macerata ed anch’essa nel 1236 trasse a sé un Bartolommeo da Forlì, che nell’architettura aveva rinomanza, ed a questo commise il disegno del palazzo che servir doveva di abitazione ai presidi della Marca, che al dire del Compagnoni e di altriCompagnoni Pompeo seniore, Regia Picena, pag. 145.
Santini, Storia di Tolentino, pag. 225.
Rapa Cesare, Descrizione della Marca di Ancona.
Questo fu edificato a spese del comune, che lo cedette poi al governo nel tempo che era podestà di Macerata un Bonaccorso figlio di Agabito d’Accorrambono da Tolentino.
L’iscrizione, che qui si riferisce si leggeva scolpita in una piccola pietra collocata nell’ingresso del detto palazzo – IN DEI NOMINE AMEN – AN. D. MCCLXXXVI KAL. APRILIS PON. DNI LEONIS DE LAUDA VICAR. ACOI MACERATÆ FACTUM FUIT HOC HOPUS MAGISTER BARTHOL. DE-CIV. FORLIUM FECIT HOC PALATIUM. riuscì una delle più magnifiche opere di quel tempo. Si conserva in una lapide la memoria di tal costruzione; ma pel resto non se ne vedono che miseri avanzi, dovendosi ascrivere i maggiori ornati ai tempi in che resse la Chiesa Giulio II, meno però quelli che fanno fregio alla porta che sappiamo essere stati scolpiti nel principio del secolo XVII da un Cavagna Romano. Forse in questo tempo fu chiusa l’antica porta che rimaneva dalla parte di settentrione a pochi palmi di distanza da quella che ora si ha, e dove rilievi in terra cotta si scorgono nell’arco con grappoli d’uva, mentre il fondo a mosaico non presenta veruna diversità di colore nelle pietruzze che lo
Baldinucci, edizione di Milano dei Classici, tomo IV, pag. 16.
Saraceni, Storia d’Ancona, pag. 177 e pag. 367.
Nel 1564 essendo san Carlo Borromeo presidente d’Ancona fu restaurato il portico del palazzo e se ne lasciò in una pietra scolpita la seguente memoria – CAROLO CARDINALI BOROMÆO PRÆSIDE TRIVULTIUS GUALTERIUS VERBERETANUS LOCUMTENENS – PORTICUM SITU, ET SQUALORE PONE OBRUTUM AD PUBLICAM UTILITATEM RESTITUI CURAVIT ANNO MDLXIV.
La facciata, le scale e la sala furono rinnovate nel 1647.. Ad Ancona tenne dietro Macerata ed anch’essa nel 1236 trasse a sé un Bartolommeo da Forlì, che nell’architettura aveva rinomanza, ed a questo commise il disegno del palazzo che servir doveva di abitazione ai presidi della Marca, che al dire del Compagnoni e di altriCompagnoni Pompeo seniore, Regia Picena, pag. 145.
Santini, Storia di Tolentino, pag. 225.
Rapa Cesare, Descrizione della Marca di Ancona.
Questo fu edificato a spese del comune, che lo cedette poi al governo nel tempo che era podestà di Macerata un Bonaccorso figlio di Agabito d’Accorrambono da Tolentino.
L’iscrizione, che qui si riferisce si leggeva scolpita in una piccola pietra collocata nell’ingresso del detto palazzo – IN DEI NOMINE AMEN – AN. D. MCCLXXXVI KAL. APRILIS PON. DNI LEONIS DE LAUDA VICAR. ACOI MACERATÆ FACTUM FUIT HOC HOPUS MAGISTER BARTHOL. DE-CIV. FORLIUM FECIT HOC PALATIUM. riuscì una delle più magnifiche opere di quel tempo. Si conserva in una lapide la memoria di tal costruzione; ma pel resto non se ne vedono che miseri avanzi, dovendosi ascrivere i maggiori ornati ai tempi in che resse la Chiesa Giulio II, meno però quelli che fanno fregio alla porta che sappiamo essere stati scolpiti nel principio del secolo XVII da un Cavagna Romano. Forse in questo tempo fu chiusa l’antica porta che rimaneva dalla parte di settentrione a pochi palmi di distanza da quella che ora si ha, e dove rilievi in terra cotta si scorgono nell’arco con grappoli d’uva, mentre il fondo a mosaico non presenta veruna diversità di colore nelle pietruzze che lo
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci